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Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

Buoni e cattivi del 2018: il bilancio di un anno di sport

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di DANILO SANGUINETI

Lettera a un Babbo Natale in tuta da ginnastica –  rossa e bordata di bianco, tanto la distonia cromatica oggigiorno va per la maggiore – in modo che possa prendere nota di chi nello sport del e per il Levante si merita precedenti leccornie e giocattoli per quanto combinato nei dodici mesi e chi deve essere punito con un’adeguata dose di carbone. La lista dei buoni è lunga. Poche ma sentite nomination per i ‘Franti’, quasi sempre in giacca e cravatta.

Il calcio apre la teoria dei premiati ma non fa la parte del leone, anzi. La società di vertice, l’unica che sta tra i professionisti, ha vissuto un anno complicatissimo: i primi sei mesi declinati sino alla retrocessione andrebbero puniti con un giro dietro la lavagna se non ci fosse l’altro semestre, di solitaria, orgogliosa quanto vana battaglia nelle aule dei tribunali per veder riconosciuto il suo buon diritto, a ‘smacchiarla’.
L’Entella si è redenta con un comportamento impeccabile e un contegno dignitoso nella incredibile storia del suo mancato reintegro in serie B. Una battaglia che le ha fatto guadagnare la stima di mezza Italia e che è risaltata ancor di più a fronte delle bassezze dei suoi avversari, molti dei quali nascosti dietro scrivanie federali…
In più l’impresa di Marassi con la prima storica vittoria sul Genoa è stata un’iniezione di orgoglio che servirà per la lunga marcia, il tentativo di tornare tra i Cadetti.

Meritano un più anche Lavagnese e Sestri Levante: chi pensa che si barcamenino in una serie D dove militano da diverse stagioni non ha ben presente che cosa significhi rimanere nella massima serie dei Dilettanti quando alle spalle hai cittadine con diversi problemi e hai mezzi finanziari sicuri ma limitati. La forza dei rispettivi settori giovanili è la loro migliore garanzia quando si apprestano a festeggiare entrambe il centenario. Esserci ancora è il traguardo.

Parlando di vivai, il pensiero corre alla pallanuoto. Quella dei grandi e delle grandi segna il passo: la Pro Recco si prende scudetto e Coppa Italia, ma è routine sbiadita dall’ennesimo assalto mancato alla Coppa Campioni, il Rapallo femminile rimane ai margini del trono in A1. In A2 maschile il Chiavari esce di nuovo di scena, Camogli e Lavagna tengono botta. Il discorso si capovolge nei giovanili: il Lavagna maschile, il Rapallo femminile fanno fuoco e fiamme, arrivano medaglie, spuntano nomi interessanti per un domani non molto lontano. Tecnici giovani lanciano talenti giovanissimi. I costi di gestione delle piscine decollano, per rimanere in piedi la soluzione è l’autofinanziamento.

Mutano di pochissimo le variabili per le società di basket e di volley: Polysport Lavagna, Admo-Amis Lavagna Chiavari, Sestri Levante Volley e Basket, Aurora Chiavari, Tigullio Santa Margherita, Winner Volley, Casarza, Moneglia sanno di che cosa stiamo parlando. Il loro ambito va dal provinciale al regionale, in pochi e selezionati casi, eppure non si lamentano e continuano a fare opera di propaganda.
Forse i tempi delle partecipazioni a campionati di livello nazionale non torneranno, e non sarà un dramma: l’importante è avere una base di reclutamento che regge, in alcuni casi pure si espande. Molti più sorrisi tra le società che si dedicano a sport che un tempo venivano definiti di nicchia.

Il Palio Marinaro del Tigullio si è rilanciato grazie a una nuova generazione di dirigenti, capitanati dal presidente dell’Associazione Amatori Palio Carolina Birindelli: più visibilità con il recupero delle antiche tradizioni spolverate con la cera delle nuove tecniche di comunicazione. Sono le donne a fare da portabandiera un po’ ovunque: come non ricordare Rina Cilotti che ha fatto del suo Body Center un centro multifunzionale della danza sportiva? I suoi eventi, primo tra tutti il Summer Dance Festival a Chiavari, hanno risonanza addirittura fuori dai patri confini.

Tra gli atleti la galleria dei migliori è di nuovo virata al rosa. Marta Cantero della Chiavari Nuoto che si conferma ai vertici dei mondiali sincro per atleti diversamente abili è una certezza ai massimi livelli. Ottiene le sue vittorie e propaganda l’idea che chi ha la sindrome di Down possa dire la sua anche in una disciplina ardua come il nuoto sincronizzato: grazie, potenza, coordinazione e carattere indomabile, qualità che Marta possiede e domina. Le ‘farfalle’ della Ginnastica Rapallo come le ‘stoccatrici’ della Chiavari Scherma, under 16 che scalano le classifiche nazionali e inseguono la prima chiamata in una rappresentativa internazionale.

Per i maschi solo pochi nomi e sono certezze non scoperte degli ultimi mesi: Luca Raggio, il ciclista della Valfontanabuona che volle farsi ‘Pro’ e che ha appena concluso il secondo anno nel circuito mondiale; Ambrogio Guastini, il lombardo trapiantato in Liguria, pupillo dello Y.C. Chiavari che si è permesso il lusso di battere i francesi a casa loro e conquistare il triplete in una classe di yacht da crociera dove gareggiano alcuni dei migliori talenti del velismo mondiale; Luca Bellini che in estate ha afferrato l’ultima perla che mancava alla sua corona di più forte canopolista del mondo, la Coppa Campioni con la Pro Chiavari di cui è da oltre un decennio indiscusso leader.

Più arduo indicare con precisione i cattivi. Come si possono fare i nomi di quello o quelli che hanno azzoppato le istanze della Virtus Entella? Che volto dare a quei dirigenti della Figc che restano sordi alle grida di dolore che si levano dalle categorie dilettanti. Il calcio dei ‘puri’ sta spegnendosi per consunzione, una politica miope aumenta le spese e taglia le agevolazioni per le categorie minori. Nel Levante grazie alla paziente opera del comitato provinciale retto da Ignazio Codice, si è evitato il peggio o meglio si è arretrati di meno rispetto alle altre province liguri. Eppure alcune realtà storiche, soprattutto, nell’entroterra hanno dovuto comunque chiudere i battenti.

Se parliamo di sordità, accoppiata a una quasi totale cecità, rimangono campioni imbattibili i soloni della Fina, la federazione mondiale degli sport acquatici. Hanno appena proposto per la pallanuoto delle innovazioni al regolamento internazionale che i giudici più teneri hanno valutato come ‘disastrose’. Sembra che vogliano non sbagliare un colpo nel processo per far uscire la waterpolo dalle discipline ammesse alle Olimpiadi, un’operazione che cancellerebbe anche le residue speranze di rilancio.

Nella colonna dei ‘non buoni’ vanno inseriti anche parecchi amministratori, locali e non, che ancora non mantengono le promesse reiterate di investimenti in strutture sportive sui territori da loro controllati. Impianti nuovi non se ne sono visti, di quelli vecchi è considerato un successo tenerli aperti a condizioni accettabili. Tra i singoli non si può tacere di Antonio Cassano da Bari che a ottobre si esibisce in una toccata e fuga al Comunale e due mesi dopo in una pernacchia ingenerosa verso l’Entella che lo aveva accolto a braccia aperte: oramai è bravo solo a far cadere… quelle stesse braccia.

Prima di sigillare la lettera, un consiglio al signore domiciliato al Polo Nord. In questi tempi calamitosi, dove essere ambientalisti è questione di sopravvivenza più che di politically correct, lasci perdere il carbone. Meglio una punizione ‘green’. Un libro su carta riciclata: ci sono dei Soriano o dei Benni capaci con i loro racconti di sport e sullo sport di smuovere e commuovere persino i coccodrilli che sguazzano nei corridoi federali.

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