di ALBERTO BRUZZONE
Doveva essere un organo di garanzia, nelle intenzioni dei Padri Fondatori. Invece, nel corso degli anni, e marcatamente sempre più in quelli recenti, la Corte Suprema degli Stati Uniti è diventata un organo fazioso, ai servizi del conservatorismo più spinto, e improntata a cancellare decenni e decenni di riforme.
È una storia interessante, una visione dell’America sconosciuta ai più ma che fa capire moltissimi elementi della situazione attuale, e rende bene l’idea del contesto in cui è nato il secondo mandato del presidente Donald Trump. Queste riflessioni documentate e decisamente ben scritte ce le consegna il giornalista Matteo Muzio, fondatore del portale ‘Jefferson – Lettere sull’America’ (con cui ‘Piazza Levante’ ha avviato già da diverso tempo un proficuo rapporto di collaborazione), nonché apprezzato opinionista sulle vicende americane per testate nazionali quali ‘Domani’, ‘La Ragione’ e ‘Il Foglio’.
Muzio ha pubblicato pochi giorni fa, per i tipi dell’editore milanese Ledizioni, il libro ‘Suprema ingiustizia – Come la Corte Suprema degli Stati Uniti è diventata un centro di potere conservatore’. Il volume sarà presentato venerdì 21 febbraio, alle ore 18,30, presso la Sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari, in un appuntamento organizzato da ‘Piazza Levante’. A dialogare con Muzio di politica americana sarà il collega giornalista Francesco Stati. L’ingresso è libero.
Ma come si è arrivati a questa trasformazione della Corte Suprema americana? Muzio osserva: “Negli ultimi quarant’anni, sull’onda di una crescente polarizzazione politica, la Corte Suprema si è via via trasformata in un pilastro del conservatorismo americano, grazie a un piano ideato da un’associazione di ex studenti, aiutati nel loro intento da un politico cinico e senza scrupoli e da un network televisivo d’area. A completare questo progetto, la presidenza di Donald Trump e tutto quello che comporta. Da allora è diventata un organismo fazioso e difficilmente riformabile, anche grazie alla scarsa collaborazione tra le parti politiche, che però ha perso gran parte dell’autorevolezza di un tempo”.
Muzio ha voluto raccontare “la storia di come sono stati nominati i giudici che stanno smontando le riforme decennali successive al New Deal degli anni ’30 e alla Great Society degli anni ’60 sentenza dopo sentenza. E quali possono essere le possibili riforme”.
Secondo l’autore, “questa non è una storia istituzionale, bensì una storia di conquista del potere. Questa operazione politico-giudiziaria avvenuta negli Stati Uniti negli ultimi decenni rappresenta forse un inedito nella storia politica mondiale. È stata un’orchestrata campagna di conquista di questa istituzione portata avanti da diversi attori che hanno lavorato insieme mentre il mondo moderato e liberal-democratico per anni ignorava questo lavorio che si svolgeva in aule universitarie e altri luoghi nascosti ai riflettori dei media. È uno spostamento verso destra che non sarebbe mai avvenuto senza la stretta collaborazione di una società giuridica di ex studenti di legge, la Federalist Society, insieme con il leader del Partito Repubblicano al Senato, Mitch McConnell, e un presidente quasi ‘per caso’ come Donald Trump, fino a pochi mesi prima della sua elezione totalmente ignaro del peso che queste nomine avrebbero potuto avere”.
E invece, “il primo luglio 2024 c’è stato l’intervento della Corte Suprema che ha deciso ciò che sembrava inconcepibile fino a quel momento: dare al presidente degli Stati Uniti un’ampia immunità nell’esercizio delle sue funzioni”.
Ecco che allora Muzio si chiede: “Com’è possibile che uno degli organismi più importanti nella struttura del governo federale degli Stati Uniti sia divenuto un organismo di tale faziosità?”. La risposta, come sempre, sta nell’analisi. E il saggio di Matteo Muzio ricostruisce la vicenda passo dopo passo. Per capire molto di più sulla politica americana, questo libro è prezioso, perché apre un punto di vista ma, soprattutto, apre la scena su quanta politica ci sia dietro la politica ufficiale e quanto sia poi quella che, alla fin fine, risulta essere decisiva.
