di ROSA CAPPATO
Viaggio nella tradizione, a Sori, con la settima edizione della ‘Notte dei Libaeti’. Venerdì 1° novembre alle 17,30 gli ‘Agitatori Culturali Irrequieti Gian dei Brughi’ invitano ad un evento che riporta indietro nel tempo, quello dei nonni e della vita nelle campagne. La notte dei Libaeti è un percorso nel bosco, accompagnato dalla magia delle parole.
Così definisce ‘La notte dei Libaeti’ Patrizia Biaghetti, presidente dell’associazione culturale sorese. “Ci incontriamo sulla strada di Sussisa, prima della piazza della Chiesa. Vi attenderà un Agitatore Culturale Irrequieto, che non faticherete a riconoscere”. I Libaeti sono dei piccoli lumicini costruiti manualmente con un filo di cera colorato e ritorto a uno, in argento o oro. Questo filo arrotolato su forme in legno dà vita a casette, scarpine, campanelle, pentolini o libriccini: da questi ultimi prendono il nome. Libaeto in genovese significa libretto.
“I libaeti – prosegue Biaghetti – venivano regalati ai bambini, in occasione delle celebrazioni dei defunti e accesi nella notte tra l’uno e il due di novembre. Era un modo per permettere ai piccoli di ricordare chi non c’è più, tenere vivo l’affetto e il ricordo di chi se ne era andato. È una tradizione che gli Agitatori Culturali Irrequieti ci tengono a mantenere viva, in contrapposizione ad un mondo che insegna solo ad ‘avere’, non a ‘essere’, a comprare perché esistiamo solo se ‘abbiamo’, costruendo così un mondo falso ed infelice”.
Domani, insieme a volti giovani e nuovi che hanno fatto i loro ingresso negli Agitatori, il percorso per i convenuti sarà accompagnato dalla musica, così come la musica accompagnerà le letture delle poesie, tra cui un testo a due. “Sembra il principio di una favola – spiega l’Agitatore culturale – Inizierà una passeggiata fra i boschi, tra i suoni della natura e le parole dei poeti, nella luce magica delle fiaccole. E forse, come nelle favole, durante la passeggiata sul sentiero, troveremo l’essenza della vita, la continuità con la morte. Il nostro mondo sempre più di plastica ha cancellato l’idea della morte. Convincendoci dell’immortalità attuata attraverso il mondo delle merci, esistiamo perché siamo consumatori e più consumiamo e più esistiamo. Infatti la festa celtica che qui da noi prevedeva ‘U ben di morti’, dove i bambini andavano di casa in casa a raccogliere frutta secca per l’inverno, visto che la vita era difficile, questa festa celtica esportata negli Stati Uniti, ci è stata rivenduta come Halloween e ha perso il suo significato a favore del consumo e delle merci, trasformandola in un gioco horror senza più essere legata al ricordo dei defunti. E così noi Agitatori, attenti alle tradizioni, portiamo avanti per il settimo anno questo evento”.
‘La notte dei Libaeti’ è frutto di una ricerca svolta dall’associazione, insieme a un antropologo. Ma chi sono gli Agitatori? Si presentano così: “In un momento in cui impera un condizionamento mediatico che ha portato all’isolamento degli individui ormai ‘ipnotizzati dal tubo catodico’, social-network e televisione dispensatori dei nostri fabbisogni (commerciali e sentimentali) hanno limitato se non addirittura eliminato la nostra libertà di scelta, rendendoci tutto più facile senza più la necessità di dover pensare, riflettere, confrontarsi.
Gian dei Brughi intende riportare le persone a incontrarsi, discutere, partecipare, condividere, esporsi ed esporre il proprio pensiero, facendole fruire di quella bellezza che, come diceva il principe Miškin di Dostoevskij, salverà il mondo. La nostra filosofia sta nella magia del fare e del condividere, smontare le certezze per ricomporre una vita poetica”. Il luogo dove incontrarli è Sussisa, la piccola frazione di Sori, nel Golfo Paradiso, già ricca in se di cultura, in cui è attiva una Società Agricola di Mutuo Soccorso e una Banda Musicale di quesi cent’anni, fatto abbastanza significativo per un borgo che ha meno di 150 abitanti. È anche il luogo per elezione in cui i fondatori hanno scelto di vivere, abbandonando la città per una più elevata qualità della vita. Gian dei Brughi è il noto personaggio letterario di Italo Calvino, che appare nel ‘Barone Rampante’. È un brigante dedito ad efferatezze la cui vita si modifica nel momento del contatto con Cosimo, il protagonista e conseguentemente con i suoi libri: “L’addentrarsi nella lettura fa a poco a poco sparire in lui l’animo del malfattore, il potere salvifico dell’arte è quello che noi scegliamo per migliorare la vita. Il piacere di fruire e condividere l’arte ci ha spinti a creare un gruppo con la finalità di creare e divulgare cultura, col nome di un personaggio redento da questa”.
Il teatro degli agitatori è un prato, rinominato ‘anfiprato’: “Il nostro palcoscenico è di erba e terra battuta un morbido tappeto erboso su cui si adagia la rugiada, le quinte sono di legno vivo che germoglia, alberi che ogni anno modificano la scenografia con la loro crescita, due magnifici ulivi, un fico e una rosa antica da sciroppo profumatissima, i rumori fuori scena sono a cura di allocchi, volpi, cinghiali e caprioli, alle luci la rotazione della terra e degli astri e poi la fantasia con l’aggiunta della parola”. Gli Agitatori Culturali Irrequieti si definiscono ‘coltivatori di parole’: “La parola si semina e si raccoglie, si scambia proprio come un frutto, un seme. Il nutrirci di parole ci da tutti quegli elementi salutari indispensabili al benessere. La parola scambiata come i semi e come i frutti, nelle comunità agricole può equilibrare gli umori ippocratici”. Venerdì pomeriggio sarà possibile conoscerli o ritrovarli e vedere un autentico Libaeto, dono ricevuto dall’associazione da parte di un compaesano.
