di ANTONIO GOZZI
Ho avuto nei giorni scorsi l’avventura di dovermi recare in auto a Montecarlo per una colazione di lavoro partendo da Chiavari.
L’esperienza mi ha convinto che la situazione delle autostrade liguri, a più di sei anni dal crollo del Ponte Morandi, resta drammatica. E ciò si deve sicuramente al carico straordinario che grava su questa infrastruttura, che resta l’unica disponibile per i collegamenti intraregionali e con la Francia, ma anche al fatto che la programmazione dei lavori da parte della società autostrade appare, per le ragioni che spiegherò, completamente irrazionale e foriera di gravi pericoli e incidenti per l’utenza.
Veniamo alla descrizione del calvario.
La mattina in andata verso la Francia ci siamo imbattuti prima in una coda di 4 km per un incidente in prossimità di Genova est e poi in una coda impressionante di oltre 20 km tra Arenzano e Varazze che, sempre per un incidente che ha coinvolto un mezzo pesante, ha intasato all’inverosimile la A10 e le strade provinciali costiere, sulle quali si sono riversati centinaia di camion e di autovetture nel tentativo di sfuggire alla trappola dell’autostrada. Per arrivare a Monaco invece che le canoniche due ore e mezza abbiamo impiegato il doppio.
Al ritorno non è andata meglio. Fermi un’ora prima di Ventimiglia in una lunga galleria tra la Francia e l’Italia, completamente isolati dal mondo perché non c’era l’onda per i cellulari, per un incidente che vedeva di nuovo, come nei casi precedenti, il coinvolgimento di mezzi pesanti tra Ventimiglia e Bordighera. Altro incidente sempre di mezzi pesanti dopo Borghetto Santo Spirito con una coda di mezz’ora.
Anche in questo caso, come nei casi precedenti, gli incidenti si sono verificati in prossimità di cantieri e di restringimento di corsia ed hanno obbligato il personale di autostrade a impegnativi lavori di ripristino della carreggiata.
C’è una densità eccessiva di cantieri che restringono la carreggiata o addirittura obbligano a salti di corsia, creando rallentamenti e disagi incredibili. Talvolta i restringimenti inspiegabilmente non corrispondono a cantieri aperti e anche nei cantieri aperti spesso si vedono lavorare pochissime persone.
Ho contato i cantieri aperti tra Ventimiglia e Genova in direzione levante: ben 14, praticamente uno ogni dieci chilometri!
Non è pensabile che si continui così. Chi programma 14 cantieri su una tratta di 140 chilometri non ha alcuna attenzione alle ripercussioni di una frequenza e densità di questo genere. Non si dica che tutti i lavori di manutenzione sono egualmente urgenti e che incombono problemi di sicurezza. Ci sono, invece, enormi problemi di sicurezza con gravissimi incidenti anche mortali provocati da questa programmazione di lavori.
Chi tiene conto di questi danni morali e materiali? La società Autostrade è in grado di dirci quanti sono stati e quali danni hanno provocato gli incidenti connessi ai cantieri da quando è iniziata questa annosa campagna di lavori di manutenzione straordinari?
È necessario ridurre la frequenza e la densità dei cantieri riprogrammando i lavori in base a priorità di sicurezza. Bisogna definire un imponibile massimo di cantieri per tratta chilometrica. Massimo un cantiere ogni 50 Km?
Questo è un bel tema da campagna elettorale per le regionali: gli utenti delle autostrade liguri non ne possono più.