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Giovedì 16 ottobre 2025 - Numero 396

Chi è Tim Walz, il candidato vicepresidente di Kamala Harris

Ha sessant’anni ed è il governatore del Minnesota. Bianco, ex insegnante e veterano, sarà la scelta giusta di Kamala Harris per convincere gli ultimi indecisi? 
Kamala Harris ha scelto il suo candidato vicepresidente: sarà Tim Walz
Kamala Harris ha scelto il suo candidato vicepresidente: sarà Tim Walz
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di FRANCESCO DANIELI *

Sono passati ormai quaranta giorni dal dibattito presidenziale che ha segnato la fine della candidatura di Joe Biden. In poche settimane, tutto è cambiato: Donald Trump, dopo aver subito un attentato, ha scelto J.D. Vance come proprio candidato Vicepresidente, offrendo agli elettori una figura poco carismatica, estremista e con poca esperienza. Joe Biden si è invece ritirato dalla corsa, lasciando spazio alla sua Vicepresidente e attuale candidata per i Democratici Kamala Harris. Ora si apre un altro capitolo, con la scelta del candidato vicepresidente di Harris, annunciato ufficialmente martedì scorso. Si tratta di Tim Walz, attuale governatore del Minnesota.

La decisione è giunta dopo alcune settimane di contesa tra sei “finalisti”: oltre a Walz, i possibili candidati erano il Governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, il Senatore Mark Kelly dall’Arizona, il Segretario ai Trasporti Pete Buttigieg, il governatore del Kentucky Andy Beshear e quello dell’Illinois J.B. Pritzker. Sei uomini bianchi, capaci ognuno, in modo diverso, di bilanciare la candidatura di Harris nelle aree rurali del Paese dove, con le loro candidature passate, sono spesso già riusciti a convincere gli elettori indipendenti e Repubblicani.

Ognuno però aveva delle debolezze. Shapiro rischiava di alienare parte dell’elettorato Democratico più di sinistra, che non ha apprezzato il sostegno che il Governatore (di religione ebraica) ha dato a Israele né alcune delle sue politiche più moderate. Kelly aveva problematiche simili, essendo stato recentemente criticato per non aver appoggiato da subito una legge che facilitasse la creazione di nuovi sindacati. Beshear non era abbastanza conosciuto mentre Pritzker, con il suo status di miliardario, rischiava di allontanare gli elettori provenienti dalla classe operaia. Infine, Buttigieg, pur tornando alla ribalta di recente grazie a diversi interventi televisivi, non aveva l’esperienza di governo necessaria per un futuro Vicepresidente, essendo stato solo Sindaco prima di diventare segretario dei Trasporti.

La scelta è quindi ricaduta su Walz. Coetaneo di Harris, il Governatore è stato per 24 anni nella Guardia Nazionale degli Stati Uniti, il corpo di riservisti dell’esercito americano, raggiungendo il grado di command sergeant major, tra i più alti per un sottufficiale. Nel frattempo, grazie al G.I. Bill (un programma a sostegno dei veterani) Walz poté andare al college e diventare insegnante in una scuola superiore di Mankato, nel sud del Minnesota, oltre che allenatore della squadra di football. Dopo essersi congedato dalla Guardia Nazionale nel 2005, Walz si candidò a deputato nel 2006 e fu eletto, servendo il suo distretto per sei mandati. Alla Camera si distinse per la sua attenzione verso i veterani e per il suo profilo di progressista capace di dialogare con i Repubblicani.

La sua buona fama lo aiutò nel 2019, quando decise di candidarsi come Governatore del suo Stato. Il Minnesota è uno degli Stati del Midwest, al confine con il Canada, ed è tra le zone più ricche e sviluppate degli Stati Uniti. Walz però dovette affrontare, nel suo primo mandato, un congresso statale diviso, con il senato controllato dai Repubblicani. La capacità di trovare compromessi con gli avversari tornò utile nei suoi tentativi di alzare le tasse per investire maggiormente nelle scuole, nella sanità e nelle infrastrutture. Con la completa vittoria Democratica alle elezioni statali del 2022, Walz ebbe poi mano libera per far passare le sue riforme, tra cui la richiesta di congedi retribuiti, il divieto di accordi di non concorrenza, la legalizzazione della cannabis, l’aumento della spesa per le infrastrutture e le questioni ambientali, le modifiche fiscali, la codifica dei diritti all’aborto, i pasti scolastici gratuiti e universali e i controlli sui precedenti per i possessori di armi.

Prima di essere scelto da Harris come candidato Vicepresidente, Walz non era molto conosciuto tra il grande pubblico. Solo da alcune settimane ha iniziato a partecipare a molte interviste televisive, appoggiando la candidatura di Harris e definendo i candidati Repubblicani Trump e Vance «weird», ossia bizzarri. Ora ci si aspetta da lui un ruolo molto più importante. Walz dovrà riuscire a convincere la parte dell’elettorato più conservatrice e indipendente degli Stati del Midwest, una delle aree che saranno più decisive in queste elezioni. Il Minnesota di per sé non è a rischio, ma la provenienza di Walz dalla regione e il suo appeal bipartisan saranno fondamentale per convincere chi vive negli Stati confinanti a votare il ticket dem. 

I Repubblicani sono sembrati sorpresi dalla scelta, reagendo in modo scomposto. Trump per prima cosa ha detto che Walz «scatenerà l’inferno sulla Terra», per poi definirlo un estremista di sinistra e un regalo per i Repubblicani, facilitati da questo avversario. Affermazioni dure, ma difficili da sostenere nei confronti di un uomo pragmatico, con l’aspetto gioviale di un padre e nonno, famoso per aver assicurato pasti gratuiti ai bambini nelle scuole del suo Stato. Non ci resterà che vedere cosa si inventerà di nuovo la campagna di Trump per contrastare lo slancio preso dai democratici, in attesa della convention dem del 19-22 agosto.

(* Laureato magistrale in Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si occupa di storia e di politica internazionale. Collabora con Jefferson e con l’Institute for the Danube Region and Central Europe (IDM) di Vienna)

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