Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione a firma di Giuseppe Scandroglio su un nuovo modo (ma in realtà vintagissimo) di fare socialità… senza social: i giochi di ruolo.
di GIUSEPPE SCANDROGLIO *
Gentile redazione,
grazie anzitutto per aver trovato spazio, sulla vostra testata, per raccontare e divulgare un vecchio/nuovo modo di socializzare… senza social.
Il mondo sta cambiando e questo ha portato a una tecnologia che imperversa a scapito delle relazioni ‘umane’: oggi i giovani in particolare, ma non solo, sono sempre davanti a un device.
Però, però… dopo un periodo di ‘tracollo’ tra gli anni Novanta e il 2015, si sono (ri)affacciati al mondo degli ‘hobbies’ tre generi completamente diversi tra loro ma che uniscono uno stesso pubblico, che sono: i cosiddetti giochi da tavola – si va dai più famosi di tutti come scacchi e dama, passando per gli immortali Risiko, Pictionary, Trivial Pursuit, Othello, Backgammon, Cluedo, Scarabeo e Monopoli, e finendo con quelli di seconda generazione come Gloomhaven, Catan, 7 wonder o Terraforming Mars (ne ho citati quattro completamente diversi fra loro, proprio per far notare come sia vario questo ‘pezzo di mondo’) – poi abbiamo i libroGame dove “il protagonista sei tu” (libri diversi, nei quali sono le scelte del lettore che fanno il finale: come fosse davvero il protagonista del titolo) e infine i giochi di ruolo.
Uno zoccolo duro ha sempre praticato i giochi di ruolo, sui quali c’è stata sia un po’ di curiosità ma anche tanta disinformazione: infatti attraverso il gioco di ruolo, quindi in un contesto ludico ma sicuro, la persona può misurarsi in aspetti di sé che non ha ancora conosciuto o ha bisogno di indagare. Mentre spesso ricordo che i giochi di ruolo erano mal visti, perché ti ‘chiudevi in casa’, e quando raccontavo di come combattevo mostri o ammazzavo draghi, negli occhi dei miei vedevo sempre quel ‘crescerà’, ‘sarà un momento di passaggio’ e altre espressioni del genere.
Nel caso di giochi svolti da bambini, dall’altra parte, è possibile iniziare a sviluppare competenze sociali ed empatia. Ma il mondo dei giochi per bambini esula dalla mia competenza.
Ora il vento sta cambiando nuovamente. Ritrovarsi torna normalità.
Cosa meglio di un gioco da tavolo per le giovani generazioni: una versione sociale del social!
I circoli per giocare a bridge oppure a scopone sono sempre ‘in voga’, ma sono per i meno giovani.
Oggi associazioni ludiche e di genere si affacciano sempre più prepotentemente e sempre più persone sono interessate a questa tipologia di ‘divertissement’ senza schermi e senza distanza sociale (ne abbiamo già avuta abbastanza negli ultimi anni).
Due esempi – sul nostro territorio – tra tanti: ‘Ludere semper’, ha sede a Chiavari mentre ‘I corsari’ a Pegli, e sono solo due delle realtà della zona e inoltre abbiamo decine di case che ospitano compagnie che si dilettano in tale modo di solito periodicamente.
Sempre giochi ma non digitali. Giochi sì, ma che stimolano il naturale ‘pensare’. Una realtà comunitaria e non asociale.
Spero che, anche tramite la lettura sulla vostra testata, si apra una finestra, diversa dalle pagine dei social che sono per ‘addetti ai lavori’ e ci si rivolga a una platea alternativa che poi si incuriosisca, pratichi e stimoli l’interesse di altri.
Vi ringrazio per l’attenzione.
(* laureato in Scienze politiche a indirizzo giornalistico, curatore della pagina Facebook ‘Boardgame & libroGame’ con più di 400 followers)