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Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

Gli eroi della serie tv ‘The Boys’: un caso televisivo di successo che scuote la società americana tra satira e ironia

La serie a fumetti consiste in un susseguirsi di avventure nelle quali i protagonisti di volta in volta indagano sui crimini di alcuni Super
La serie tv The Boys sta spopolando anche in Italia
La serie tv The Boys sta spopolando anche in Italia
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di FRANCESCO DANIELI *

Nonostante non sia ancora finita, la quarta stagione di The Boys, la serie di punta di Amazon Prime Video, sta già facendo parlare di sé. Al centro delle discussioni, però, non ci sono solo la sua storia e i suoi protagonisti, ma alcuni dei suoi stessi fan, a volte fin troppo ignari di ciò che la serie vorrebbe insegnare.

Per chi non la conoscesse, The Boys è una serie TV scritta da Eric Kripke, già in precedenza creatore della serie Supernatural, per Amazon Prime Video. Lo show, iniziato a produrre nel 2017 e andato in onda per la prima volta nel 2019, si ispira all’omonima serie a fumetti di Garth Ennis, andata in stampa, tra serie originale e spin-off, dal 2006 al 2020. In un mondo dove i supereroi esistono, ma hanno gli stessi vizi e gli stessi privilegi delle nostre celebrità, i protagonisti sono un gruppo di antieroi che, al servizio della CIA, cercano di contrastare lo strapotere dei Super e quello dell’azienda che li controlla, la Vought.

La serie a fumetti consiste in un susseguirsi di avventure nelle quali i protagonisti di volta in volta indagano sui crimini di alcuni Super, ne scoprono le nefandezze più depravate e infine, nella maggior parte dei casi, li combattono, li sconfiggono e li eliminano. Di fatto, come sottolineano alcuni critici del fumetto, il filo conduttore della storia originale è più una scusa per Garth Ennis per mettere su carta il suo odio verso il genere “supereroi”. La serie TV si muove invece su binari differenti. Sebbene i protagonisti principali e molti dei personaggi secondari siano gli stessi, la loro caratterizzazione è più approfondita e permette all’opera di non risultare semplicemente una critica pungente a un genere fumettistico, ma di essere una satira della società contemporanea (in particolare americana).

A un pubblico attento difficilmente possono sfuggire i tantissimi riferimenti, più o meno espliciti, ai vari scandali e polemiche che hanno segnato gli Stati Uniti negli ultimi decenni. Per esempio, nella serie, la Vought non è solo l’azienda per la quale molti Super lavorano, ma è l’incarnazione dei peggiori difetti delle corporation americane: di facciata si mostra a difesa dei valori liberal, mentre, di nascosto, finanzia allo stesso tempo gruppi di estrema destra e, soprattutto, insabbia i crimini dei suoi supereroi. Questi ultimi, a loro volta, sono personaggi intrisi di ipocrisia e falsità. Più simili a dei vigilantes che a degli eroi, i Super combattono spesso con finti criminali, all’interno di messe in scena girate dalla Vought, e quando intervengono davvero, lo fanno causando incidenti e morti per via della loro incompetenza.

Tra i Super, quello che spicca di più è Patriota (Homelander nella serie originale). I poteri di Patriota sono come quelli di Superman: super forza e velocità, volo, vista laser e a infrarossi, e super udito. L’analogia tra i due personaggi, però, si ferma qui. Patriota è infatti un uomo profondamente narcisista e sociopatico, che col passare degli episodi rivela sempre più la propria instabilità e il proprio disprezzo verso i normali esseri umani. Queste caratteristiche si possono comprendere chiaramente anche dalle sue azioni, che lo rendono il principale antagonista della serie. Ciò nonostante, fin dalle prime puntate, una fetta del pubblico ha iniziato a considerarlo il vero protagonista. Non è solo il carisma dell’attore che lo interpreta, Antony Starr: alcuni spettatori di estrema destra, attratti dal potere di Patriota, dal suo costume a stelle e strisce e dalla sua retorica nazionalista, hanno trovato naturale che fosse lui il buono della storia. Un eroe americano, secondo loro, come Donald Trump, che si scaglia contro il “woke” della Vought e della società, viene difeso dall’equivalente di Fox News e partecipa ai raduni dell’ultradestra cristiano-conservatrice.

Il parallelo non è un caso, perché Patriota è proprio l’equivalente di Donald Trump, che permette allo showrunner della serie, Eric Kripke, di criticarne tutti gli eccessi e l’autoritarismo in modo più che esplicito. Nel corso della serie, Patriota ha una relazione con una Super nazista, sfrutta i social media e la tv per alimentare il fanatismo dei suoi fan, è colpevole di violenze, omicidi e di uno stupro, e infine viene processato per aver ucciso un uomo a una manifestazione, in una scena che ricorda sia i processi di Trump, sia le sue parole quando disse che “potrei sparare a qualcuno e non perderei voti”. Arriviamo così alle polemiche attuali. Se nelle prime stagioni questi parallelismi erano relativamente sottili, col passare degli episodi si sono fatti sempre più chiari, arrivando a innescare finalmente la reazione dei fan di estrema destra che solo ora si sono resi conto che lo show sia “anti-Donald Trump”. 

La reazione è stata il “review-bombing” di The Boys su aggregatori di recensioni come Rotten Tomatoes e IMDB, con commenti disperati su come la serie sia diventata “woke” e troppo politicizzata. Per tutta risposta, l’autore Eric Kripke ha ripetuto ancora il suo punto di vista sullo show: “Alcune persone che lo guardano pensano che Patriota sia l’eroe. A questo come rispondi? La serie è molte cose. “Sottile” non è una di queste. Quindi, se questo è il messaggio che la gente ne ricava, io alzo le mani”. Resta ora da vedere come terminerà questa quarta stagione e, con la prossima, la serie stessa, ma siamo certi che i parallelismi non si fermeranno qui.

(* Laureato magistrale in Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si occupa di storia e di politica internazionale. Collabora con Jefferson e lavora presso l’Institute for the Danube Region and Central Europe (IDM) di Vienna)

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