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di BENEDETTA AGRILLO *
Generalmente, le campagne presidenziali americane sono un catalizzatore di attenzione, che per un anno puntano i riflettori mondiali sugli Stati Uniti. In particolare, l’attuale corsa elettorale sta dando continui spunti per far parlare di sé. Tra tutti, i processi legali che hanno scandito l’avanzamento della campagna, sono sicuramente gli argomenti più caldi del momento.
Questi provvedimenti giudiziari, infatti, non hanno implicato solamente l’ex Presidente Donald Trump, come era stato largamente preannunciato, ma hanno coinvolto anche la famiglia di Joe Biden; nello specifico suo figlio Hunter, protagonista delle cronache delle ultime settimane.
Secondogenito del Presidente in carica, Hunter Biden è stato più volte oggetto di attenzione dei media americani, nonché bersaglio di attacchi da parte di Donald Trump, per screditare indirettamente suo padre.
Classe 1970, è un avvocato e un imprenditore, tra i co-fondatori della Rosemont Seneca Partners, una società di consulenza internazionale[1]. Nel 2019, era stato preso di mira da Trump, che lo accusava di presunte attività illecite e corruzione, nel periodo in cui faceva parte del consiglio di amministrazione di Burisma Holding; una grande compagnia di gas naturale ucraina. La pressione che Trump esercitò sul Presidente ucraino Zelensky, affinché conducesse indagini approfondite su Hunter Biden, costò all’allora Presidente in carica, un reato di abuso di potere e un’accusa d’impeachment.
Coinvolgimenti che però hanno attirato sempre di più i riflettori sulla vita di Hunter Biden. Nel 2021, l’imprenditore pubblica un’autobiografia dal titolo “Beautiful Things”. La trama è un intimo ritratto della tossicodipendenza dell’autore che, a lungo, ha afflitto la sua vita e quella della sua famiglia. Il focus è soprattutto sul suo processo di guarigione e sul percorso intrapreso per uscire dal tunnel, e regala un’immagine della famiglia Biden che fino alla pubblicazione era rimasta inedita, lontana dalla politica[2]. Racconta in modo crudo della dipendenza da crack, dei numerosi tentativi rehab, e dei momenti di perdita del controllo che hanno portato i suoi parenti a lottare affinché non rischiasse la morte.
Un periodo da cui Hunter Biden sembra ormai essere uscito e che appartiene solamente a un doloroso passato di cui si è liberato.
Nonostante sforzi e impegno, questo passato continua a riaffiorare nella vita del figlio di Joe Biden, e proprio negli ultimi giorni, un processo che lo vedeva imputato si è concluso con una condanna a suo carico.
Nello specifico, è stato giudicato colpevole per non aver dichiarato la sua dipendenza da sostanze stupefacenti nei moduli per l’acquisto di una pistola nel 2018. Dopo aver comprato l’arma, Hunter tentò di nasconderla gettandola in un cassonetto, nel quale è stata successivamente ritrovata e consegnata alla polizia da un uomo che raccoglieva lattine.
La sentenza è stata emessa l’11 giugno dopo tre ore di delibera, dal tribunale di Wilmington, in Delaware, di cui è originaria la famiglia Biden.
Dopo il primato stabilito da Trump, come primo ex Presidente condannato penalmente nel corso di una campagna elettorale, Hunter Biden diventa il primo figlio di un Presidente in carica, processato e giudicato colpevole. La pena prevista per questo tipo di reato può ammontare fino a venticinque anni di carcere. È possibile però che venga sensibilmente ridotta in quanto l’imputato risulta incensurato. Inoltre, è probabile che Hunter Biden stia considerando un ricorso in appello.
Molto atteso è stato il commento di Joe Biden sul verdetto; il Presidente, che si è dichiarato orgoglioso di suo figlio per la resilienza dimostrata, lo ha accolto con un abbraccio fuori dal tribunale, ma ha specificato che non farà nulla per commutare la sua pena.
Inaspettata invece, la reazione di Donald Trump, che ha espresso solidarietà per il figlio del suo avversario. In pochi si sarebbero aspettati una posizione di supporto da parte dell’ex Presidente, che avrebbe invece potuto sfruttare la situazione a suo favore, per colpire Biden nella campagna elettorale. Trump definisce invece il processo, che vede coinvolto Hunter, un ennesimo esempio dell’inefficienza del sistema giudiziario americano. La sorprendente posizione del tycoon, fa parte di un disegno strategico più grande, tramite il quale, i vogliono avvalorare la tesi di un apparato corrotto, di cui Trump stesso è stato la prima vittima.
Ovviamente l’ex Presidente non manca di ricordare che sono ben altri i reati per i quali la famiglia Biden dovrebbe essere processata, e che l’acquisto della pistola da parte di Hunter non è tra questi.
Una linea di reazione seguita anche da altri membri del Partito Repubblicano, come Marjorie Taylor Greene, che definisce Hunter Biden “l’agnello sacrificale”[3] scelto dai Democratici per dimostrare che la giustizia americana funziona ancora. Anche Karoline Leavitt, responsabile della campagna elettorale Trump, definisce il processo una “distrazione” dalla vera Biden Crime Family.
Allo stesso tempo, per molti americani questo processo fornisce uno spunto di riflessione sul problema della tossicodipendenza, comune a tante famiglie negli Stati Uniti. In un Paese in cui, nel 2022 si contavano 49 milioni di americani con una dipendenza da sostanze, la storia dei Biden potrebbe sensibilizzare notevolmente una parte dell’elettorato[4]. Molti medici e attivisti nel settore della lotta alle dipendenze, hanno sottolineato come una strumentalizzazione dei problemi di abuso con finalità di propaganda politica, rischiano di stigmatizzare chi ne soffre nella vita di tutti i giorni. Questa chiave di lettura, solidale nei confronti del Presidente Biden, potrebbe persino rivelarsi una svolta positiva per la sua campagna elettorale.
La vicenda giudiziaria di Hunter Biden rappresenta un capitolo significativo nella dinamica della campagna elettorale americana del 2024, offrendo numerosi spunti di profonda riflessione. Rimane solo da vedere come questa storia influenzerà il panorama politico e pubblico americano mentre la battaglia tra i due candidati alla presidenza prosegue il suo corso.
(* laureata in Scienze Politiche, studiosa del panorama sociopolitico internazionale)
[1]https://www.ilmessaggero.it/schede/hunter_biden_chi_e_eta_vita_privata_tossicodipendenza_processo_giudiziario_figlio_presidente_stati_uniti_d_america-8175003.html
[2] https://time.com/5952773/hunter-biden-memoir-beautiful-things/
[3] https://www.forbes.com/sites/brianbushard/2024/06/11/republicans-dont-celebrate-hunter-biden-conviction-heres-why/