di ALESSANDRA FONTANA
Cavalli selvaggi, croce e delizia dell’entroterra. La loro storia è lunga e travagliata. Dagli anni novanta ad oggi questi esemplari, che sarebbe meglio chiamare selvatici piuttosto che selvaggi, hanno imparato a vivere soli e senza padroni cibandosi di quello che trovano e migrando da un posto all’altro delle vallate a seconda del clima.
In questi anni sono state tantissime le segnalazioni di cittadini infuriati perché gli equini invadevano le strade e distruggevano le coltivazioni. Pericolosi per gli automobilisti alla guida, quasi letali per le coltivazioni.
Ma nel corso del tempo, grazie anche al lavoro di un’associazione naturalista, si è fatta strada l’idea che i cavalli potessero essere una risorsa. Da lì l’idea di escursioni, mostre e altre iniziative collegate per far conoscere e valorizzare la loro presenza. Anche se sono stati chiamati “cavalli selvaggi dell’Aveto”, la verità è che questi esemplari si sono messi a frequentare più assiduamente la Val d’Aveto solamente in questo periodo, causando disagi e malumore tra gli abitanti che ora temono che la situazione sfugga di mano come è successo in passato a Borzonasca. Sì perché nelle scorse settimane i cavalli hanno raggiunto diverse frazioni di Santo Stefano e Rezzoaglio.
Le proteste degli agricoltori si sono levate subito come è successo in passato in Valle Sturla e in Val Graveglia. Dal web alle istituzioni: “Non possiamo andare avanti così”. Ma la verità è che è difficile potersi occupare della questione: gli animali non possono essere catturati e/o sposati mentre le settimane passano e gli abitanti si dividono tra chi li fotografa con ammirazione (perché sono davvero uno spettacolo della natura) e chi si dispera per i danni che stanno creando.
Solamente un anno fa era esploso il caso degli animali feriti lungo la strada 586 ed era anche intervenuta la Regione. “Proprio per garantire il benessere animale e per tutelare in primis la sicurezza degli abitanti e poi le colture agricole – disse all’epoca l’assessore Alessandro Piana, intervenuto in seguito all’interrogazione di Giovanni Battista Pastorino che riguardava la cattura di alcuni esemplari avvenuta nei mesi precedenti – è in corso uno studio al fine di definire un progetto, questo sì, di iniziativa della Giunta. L’obiettivo è quello di consentire alla Regione e agli enti competenti, tra cui il Parco Naturale Regionale dell’Aveto, di provvedere alla gestione della popolazione di cavalli domestici inselvatichiti con un approccio multidisciplinare che può dare origine anche a ricadute positive dal profilo ambientale e dello sviluppo turistico. Ci terrei a puntualizzare che questa amministrazione è la prima ad aver stanziato dei fondi appositi per la sicurezza e la sanità animale, per gestire i cavalli e considerarli da ‘problema’ a risorse di un turismo ambientale sempre più apprezzato. Abbiamo anche valutato in passato l’ipotesi di affidamenti senza scopo di lucro, ma per le troppe difficoltà burocratiche e pratiche è una strada al momento non percorribile”.
Ma la verità è che nonostante l’impegno dei vari enti il problema dei cavali non è mai stato risolto in maniera definitiva e ha spaccato sempre di più l’opinione pubblica. Da precisare che in programma c’è la costruzione di un altro recinto per poterli contenere sia a Giacopiane che e a Vallepiana.