di SANDRO FRERA *
Non ho mai avuto la fortuna di conoscere la signora Defilla (1935/2019), di cui mia madre parlava un gran bene e di cui aveva comprato un paio di ceramiche.
Da quella fonte avevo inteso che la signora Defilla fosse esclusivamente una ceramista.
Poi una mostra a Cicagna mi ha svelato anche la sua vena pittorica. In quella sede mi sembrò che comunque i risultati raggiunti nella scultura e nella ceramica fossero superiori a quelli pittorici.
Alla luce della recente mostra in corso presso la Galleria Grasso della Società Economica di Chiavari devo dire che mi sbagliavo.
Le carte qui presentate sono notevoli.
In esse mi pare che le lezioni di Rothko e le riflessioni di Klee siano fatte proprie ad un livello di consapevolezza e di attenzione che le rendono uniche ed originali.
L’apparizione dalla nebbia del colore di ricordi, suoni, tracce rende ogni opera un racconto del reale, racconto dal quale emerge una personalità, quella della signora Defilla, che sussurrando ci rammenta quanto sia importante rallentare, concentrarci.
Non so se la signora Defilla avesse letto ‘Le Lezioni americane’ di Calvino, ma nelle sue opere tornano alcuni dei valori che lo scrittore sanremese (mi si perdoni l’imprecisione biografica) ha trasmesso al nuovo millennio. In particolare la leggerezza e l’esattezza che sono oggetto della prima e della terza lezione qui risuonano con chiarezza.
Fare pittura, d’altronde, significa sempre imparare un linguaggio, farlo proprio, essenzialmente proprio, completarlo anche con le suggestioni che ci vengono anche dai mondi della letteratura e della filosofia e per il suo tramite rappresentare il mondo. Ed è quello che la signora Defilla ha fatto in queste sue carte.
Complimenti al figlio che l’ha voluta ricordare così, completando quindi un profilo artistico tanto ampio quanto completo.
(* tra i fondatori dell’associazione Tecnica Mista)