di ALBERTO BRUZZONE
Sono spesso osteggiati perché fanno concorrenza sleale in molti casi, sono criticati perché manca una linea di regolamentazione chiara e precisa, ma gli affitti brevi turistici stanno in parte salvando la stagione turistica invernale nella Riviera di Levante. E questo perché, forti di un’attività per 365 giorni all’anno, vanno a sostituirsi alle attività alberghiere che, in molti casi, scelgono di rimanere chiuse.
È infinitamente diverso muovere la macchina di un albergo e quella di un appartamento in affitto, e questo è chiaro a tutti, ma secondo i numeri a disposizione di Ape Confedilizia, “in questa seconda metà di febbraio l’offerta di appartamenti a Portofino è di 84 unità e a Camogli di 67: si tratta di due località che in questi giorni sono prese d’assalto dai turisti anche per ragioni climatiche favorevoli”.
A parlare è Vincenzo Nasini, presidente di Ape Confedilizia per la provincia di Genova e vicepresidente Confedilizia italiana. Secondo l’associazione, i numeri a disposizione confermano l’importanza che gli affitti brevi stanno assumendo nell’ambito dell’offerta ricettiva e dell’industria del turismo, che è sempre più uno dei motori dello sviluppo ligure. Oltre ai dati generali, fanno un certo effetto alcune situazioni locali che confermano come spesso gli appartamenti a uso turistico siano un’ancora di salvezza per il settore: “Senza i proprietari che affittano a giornata o a settimana – prosegue Nasini – l’offerta turistica sarebbe incapace di rispondere alla domanda, visto che molti alberghi sono chiusi per ferie o ristrutturazione. Gli appartamenti a uso turistico fanno una vera destagionalizzazione e invece che cercare di tassare e di limitare questa tipologia, bisognerebbe essere grati del fatto che esista questa offerta”. I dati in possesso di Ape corrispondono a quelli relativi al più noto portale dedicato e riguardano solo le zone più centrali dei due comuni presi in considerazione.
Allargando lo sguardo al dato ligure, oggi sono 25mila gli appartamenti destinati agli affitti brevi in Liguria per un totale di 100mila posti letto a fronte di un’offerta alberghiera ed extra alberghiera di 150mila posti. Questo significa che ad ogni tre posti in alberghi, bed & breakfast, agriturismi e altre tipologie consolidate corrispondono due posti negli affitti turistici brevi. A Genova e provincia sono circa undicimila gli appartamenti destinati agli affitti brevi per un totale di 44mila posti letto. Dunque, a Genova e in Liguria come in tutta Italia il fenomeno degli affitti brevi è in crescita e rappresenta una risorsa per molti proprietari e per il sistema turistico ligure. “Qualche giorno fa il ministro Daniela Santanchè, che nel recente passato ha certato di stoppare gli appartamenti turistici, ha detto che a Genova e in provincia mancano gli alberghi. Noi oggi diciamo che in attesa che si costruiscano nuovi hotel o che ci siano meno chiusure invernali, dobbiamo sperare che gli appartamenti turistici siano sempre disponibili”, conclude Nasini.
Ma non tutti sono d’accordo con questa posizione, com’è facile intuire. Al boom di affitti brevi, infatti, gli esperti danno anche un altro nome: una bolla speculativa, perché si trovano sempre meno immobili da affittare in maniera tradizionale (con contratti da quattro anni o con la formula tre più due), mentre sul mercato ci sono quasi esclusivamente case vacanze, e poi c’è una quantità enorme di appartamenti sfitti, soprattutto nelle grandi città. È un quadro molto complesso, all’interno del quale la prospettiva di regole aggiornate e puntuali viene salutata positivamente.
Il ministero del Turismo ha studiato un disegno di legge secondo cui gli affitti brevi non potranno essere inferiori a due giorni, non ci potranno essere più di due ‘case vacanza’ nello stesso edificio e bisognerà ottenere un Cin (codice identificativo nazionale) per esercitare quest’attività. Il giro di vite italiano segue quello di altri paesi, “a cominciare da New York, dove la stretta è stata molto peggiore”, commenta Bruno Manganaro, segretario del Sunia Cgil di Genova (ovvero il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini Assegnatari). Secondo il rappresentante degli affittuari, “il disegno di legge della ministra Santanchè è però assolutamente insufficiente, perché mette sullo stesso piano chi ha una seconda casa e vuole farla rendere e le piattaforme internazionali che fanno introiti di miliardi di euro e di dollari. Ancora una volta, si vanno a colpire i piccoli e si fa il solletico ai grandi. Che cosa significa un massimo di due case per i turisti per ogni palazzo? Questo non risolve assolutamente la situazione, perché il tetto massimo di unità immobiliari turistiche andrebbe imposto città per città”.
Manganaro chiarisce: “Genova sul tema è ancora molto indietro, ma abbiamo già sollecitato più volte un dialogo con il Comune”. Intanto, sul fronte della Regione, Augusto Sartori, assessore con delega al Turismo, osserva: “È bene che sia giunto il momento di normare una situazione che era sfuggita di mano. Dopo tanti anni, il Governo ci mette la testa, è un segnale positivo. La Liguria è stata tra le prime a proporre il codice identificativo, anche per andare a contrastare un mondo sommerso che indubbiamente c’è, con i controlli che sono molto difficili da effettuare”.
Aldo Werdin, presidente ligure di FederAlberghi Ascom, propone “di innalzare almeno a tre giorni la soglia minima per affittare. Perché i due giorni vanno a cozzare con chi soggiorna nei weekend. Va bene che ci siano le regole, ma gli albergatori devono essere tutelati”. Il ‘nero’ è la piaga da combattere anche per Marzio Gelardini, agente immobiliare specializzato in case vacanza che lavora tra Genova e il Ponente ligure: “Giusto il ddl per contrastare gli abusivi. Anche se si ha un solo appartamento, occorre essere in regola, oppure affidarsi a una società di gestione”.