di EMANUELE MONACO *
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Kate Cox, 31 anni, vive a Dallas con il marito e due figli, incinta di un terzo. Durante la ventesima settimana di gravidanza però, la tragica scoperta. Il feto ha la trisomia 18, una grave malattia genetica con un tasso di mortalità del 99%. Kate ha inoltre da qualche tempo dolori e contrazioni che la costringono più volte in sala operatoria nel giro di due settimane. Se decidesse di continuare la gravidanza, questa potrebbe mettere a rischio la sua salute e la possibilità di rimanere di nuovo incinta in futuro. Insomma, un aborto in questo caso sembrerebbe essere l’unica soluzione che salvaguardi la salute della madre evitandole allo stesso tempo lo strazio di un parto di un bambino quasi certamente già morto.
C’è un problema, Kate vive in Texas. Quella che sembrerebbe all’apparenza una scelta ovvia diventa quindi un caso politico e giudiziario da prima pagina.
Lo stato infatti ha una varietà di leggi che, tra sovrapposizioni e contraddizioni reciproche, governano quello che ormai era il diritto a terminare una gravidanza. Dal 1854, diverse leggi avevano reso l’aborto illegale in ogni circostanza, con una legge specifica del 1925 che criminalizzava anche le azioni di dottori e farmacisti. Queste leggi erano diventate incostituzionali nel 1973, quando la famosa sentenza della Corte Suprema nel caso Roe v. Wade aveva trovato nella costituzione, precisamente nel 14esimo emendamento, il principio di legalità dell’aborto, in nome del diritto alla privacy e alla libera scelta. La battaglia politica e ideologica per ribaltare la storica sentenza ha definito gli ultimi cinquant’anni di storia americana. Ogni nuova nomina alla Corte era misurata e valutata soprattutto sulla base della possibilità di confermare o rigettare Roe.
Le tre nomine dell’amministrazione Trump, prendendo da ranghi con una visione stretta e conservatrice della costituzione, hanno finalmente, nel 2022, portato al ribaltamento della sentenza. Ciò ha fatto sì che la vecchia legge del Texas tornasse in vigore. Allo stesso tempo, il governo dello stato, nel 2021, aveva firmato una legge che proibiva l’aborto dal momento in cui si sente il cosiddetto “battito fetale”, cioè di solito dalla sesta settimana, condannando i medici fino a 99 anni di galera. Una terza legge infine, la S.B. 8, punisce chiunque “aiuti o favoreggi” un aborto, dando la possibilità a chiunque di denunciare. Questo vuole dire che il marito di Kate, ma anche un semplice taxista, potrebbe essere denunciato nel caso la accompagnasse in clinica, oltre a medici, infermieri, farmacisti e chiunque abbia fornito consiglio o aiuto materiale. L’unica eccezione che sembra valere legalmente è che la gravidanza ponga la donna in pericolo di vita oppure che metta a rischio “una fondamentale funzione corporea”, lasciando ai medici l’onere di definire cosa questa possa essere. La voluta confusione legale però, unita alla possibilità per il medico di dimostrare la legalità delle sue azioni soltanto in tribunale, quindi dopo un probabile arresto e sospensione della licenza, hanno portato ad uno stop quasi totale degli aborti nello stato, da alcune decine di migliaia l’anno a 34. La mortalità infantile è intanto cresciuta nell’ultimo anno del 22%, principalmente per cause genetiche emerse in gravidanza.
Alcuni medici, come la ginecologa di Lauren Miller, 36 anni, anche lei di Dallas, incinta di due gemelli di cui uno con trisomia 18, usano linguaggio in codice con le loro pazienti, pur di non usare la “parola con la a”. Il più delle volte le indirizzano verso altri stati dove abortire è possibile. Consigliarlo apertamente però è una violazione della S.B. 8, quindi si usano frasi come “il tempo è davvero bello in New Mexico, dovresti visitarlo”, o “viaggiare in Colorado è consigliato in questo periodo dell’anno”. Sta alla donna quindi riuscire a capire, trovare i mezzi e partire, sapendo che chiunque la aiuti entro i confini dello stato può essere denunciato da chiunque.
Di fronte alla stessa possibilità Cox ha deciso di provare la via legale preventivamente, trovando in una corte distrettuale un giudice che ha sospeso l’applicazione della legge nel suo tragico caso. La cosa non è andata giù al procuratore generale del Texas Ken Paxton che ha portato il caso fino alla Corte Suprema statale, che ha ribaltato la sentenza precedente all’unanimità lo scorso 11 dicembre, in assenza di un’attestazione medica di pericolo per la gestante. Kate Cox non ha però aspettato di conoscere la decisione dei giudici riguardo la sua vita, presente e futura. Poche ore prima era in auto diretta verso uno stato in cui fosse possibile per lei scegliere della propria gravidanza e salvare ogni possibilità futura di avere altri figli.
Per chi simpatizza con Cox, il Texas potrebbe sembrare un’orribile distopia. Ma agli occhi del movimento conservatore è un modello, da estendere a tutto il paese. Questo è ciò che è in ballo alle prossime presidenziali di novembre.
(* dottore di ricerca in storia contemporanea)