di ALBERTO BRUZZONE
Pur mancando le indicazioni da parte della Città Metropolitana di Genova, e quindi di fatto avallando un testo incompleto, la Regione Liguria, in una convulsa seduta del Consiglio Regionale di martedì pomeriggio, ha approvato con diciassette voti a favore, nove contrari e nessun astenuto il Piano di dimensionamento della rete scolastica e piano dell’offerta formativa 2024-2025, che accoglie le proposte delle province sugli accorpamenti dei plessi scolastici, secondo i criteri stabiliti dal Governo.
In Liguria dovranno essere accorpati sedici istituti: sei nell’area metropolitana di Genova, quattro nella provincia di Imperia, tre nella provincia di Savona e tre nella provincia della Spezia. Ma la proposta di deliberazione comprende le indicazioni delle province di Imperia, Savona e La Spezia, mentre ad oggi la Città Metropolitana di Genova non ha fatto pervenire alcuna indicazione. Per questo il dibattito è stato intenso e i consiglieri di minoranza Centi (Lista Sansa) e Rossetti (Azione) hanno chiesto un rinvio di trenta giorni, che però non è stato accolto.
Ma che cosa significa questa mancanza da parte della Città Metropolitana di Genova? Significa, secondo le opposizioni, che i provvedimenti del Governo saranno attuati da un commissario, il che sarà ancora peggio perché rischia di non conoscere il territorio e le situazioni. In aula, sono state chieste a più riprese le dimissioni dell’assessora regionale alla Formazione, Simona Ferro, ed è stato più volte evocato anche l’immobilismo, su questa pratica, da parte del sindaco metropolitano, Marco Bucci.
Simona Ferro si è difesa dalle accuse: “Non siamo stati assolutamente ‘latitanti’. C’è stata un’azione di ascolto del territorio svolta negli ultimi mesi, e la Regione Liguria, a un certo punto, ha messo in mora, quando era necessario, le province che non avevano sentito i sindaci come previsto dalla legge. Entro il 30 settembre erano arrivate solo le delibere di Savona e Imperia, ancorché non complete. Ho svolto incontri tra amministratori comunali, dirigenti scolastici e tecnici regionali, una volta ravvisata, grazie all’ascolto che non è mai mancato, la necessità di un aiuto in questo senso. A questo punto, la Giunta ha una proposta del territorio che verrà riportata al ministro Valditara”.
Spetterà al Governo prendere le opportune e necessarie contromisure. Secondo il presidente della Regione, Giovanni Toti, “l’attacco della minoranza è privo di contenuti, prettamente politico e strumentale. L’opposizione si erge a paladina della scuola, quando in realtà nei lunghi anni di governo ha fatto ben poco per tutelare gli interessi degli istituti del nostro territorio. Regione Liguria ha svolto il suo compito e l’ha fatto trasversalmente. Ha seguito le indicazioni del Ministero dell’Istruzione e del Merito e ha rispettato al contempo le indicazioni delle province. Si è messa a disposizione per trovare una soluzione condivisa attraverso il dialogo con i presidenti, i sindaci e gli uffici competenti. Grazie a questo lavoro tre province hanno espresso le proprie determinazioni. Città Metropolitana di Genova, non esprimendole, ha di fatto preso la sua decisione che Regione Liguria, rispettando le indicazioni del territorio, trasmetterà al Ministero insieme alle determinazioni delle province di Imperia, Savona e La Spezia. Il piano che presentiamo al ministro Valditara altro non è che la proiezione delle volontà del territorio”.
Toti ha rimarcato “un’incoerenza di fondo da parte di chi ha prima criticato aspramente il dimensionamento scolastico, così come indicato dal Ministero, salvo poi chiedere oggi, a gran voce, di metterlo in pratica senza tenere conto delle indicazioni del territorio”.
Sul tema interviene anche la Cgil: “Il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato nella serata di ieri un piano di dimensionamento scolastico che prevede a partire dall’anno scolastico 2024/25 la soppressione di ben sedici scuole nella nostra regione, con una modalità a dir poco ‘pasticciata’: ciò che è stato votato a maggioranza viola le più elementari regole di trasparenza e correttezza amministrativa, considerato che non sono stati mai presentati atti amministrativi in merito da parte di Genova Città Metropolitana e per le altre province alcuni accorpamenti sono stati annunciati, ma non risultano nelle relative delibere. La Flc Cgil Liguria ribadisce nuovamente la propria netta contrarietà a questa politica di tagli alla rete scolastica, che determineranno non solo una riduzione di posti dei dirigenti scolastici e dei direttori amministrativi, ma una diminuzione complessiva dell’organico del personale ausiliario, tecnico ed amministrativo, con un evidente peggioramento dell’offerta formativa, delle possibilità di gestione ed aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto, senza diminuire il numero degli alunni per classe”.
La Flc Cgil Liguria denuncia “la logica puramente ragionieristica, priva di qualunque considerazione del ruolo della scuola pubblica, della più totale mancanza di consapevolezza delle criticità che si causeranno, senza alcuna valutazione del danno complessivo e del peggioramento netto per la vita degli studenti e dei lavoratori delle scuole coinvolte, mentre la scuola avrebbe bisogno di reali investimenti, di maggiori risorse di organico, di più tempo scuola. Continueremo con ulteriori azioni di mobilitazione, non escludendo nessuno degli strumenti a disposizione per limitare la portata di questi provvedimenti che invece di investire continuano a tagliare l’istruzione pubblica, peggiorando e rendendo meno esigibile il diritto allo studio”.
Ad attaccare sono anche le minoranze: “La Liguria va dritta verso il commissariamento a causa del sedicente Piano di dimensionamento scolastico. Qualcosa che si può definire al massimo una bozza, che del piano non ha nulla, viste le carenze che vengono fuori ogni giorno da tutti i territori. Ultima la Città metropolitana di Genova, che, irresponsabilmente, non si è ancora espressa sugli accorpamenti che le vengono imposti”, dichiara Davide Natale del Partito Democratico, mentre Gianni Pastorino di Linea Condivisa aggiunge: “Qualora ci fosse un commissariamento da parte del Governo sulla Città Metropolitana che non ha deciso entro i tempi previsti, l’assessore Ferro dovrà dimettersi in quanto, caparbiamente, non ha voluto accettare la nostra proposta di mediazione che dava come, previsto dalla legge regionale, dignità al Consiglio di decidere sulla materia. Inoltre altri territori potrebbero affrontare ricorsi giuridici che minacciano di compromettere completamente questa importante manovra. È la prima volta che la regione si trova senza un piano scolastico perdendo la visione necessaria per uno dei provvedimenti cruciali emanati dal Consiglio Regionale”. Pippo Rossetti di Azione commenta: “Arriverà un commissario, forse del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che non terrà conto dei criteri che consentono di agevolare la coesione e la coerenza e di contrastare la dispersione scolastica. Questo perché il sindaco Bucci non fa la delibera, perché l’assessore regionale alla Scuola Simona Ferro non porta una proposta e impedisce al Consiglio Regionale di esercitare il potere sostitutivo come previsto dalla legge. Sono francamente frastornato e irritato”. E a rimetterci, ancora una volta, è sempre la scuola.