Glocal… no social
Settimanale di attualità, economia e sport

Ultima edizione

Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Gli studenti chiavaresi e il “Viaggio della legalità” per dire no a tutte le forme di mafia

Trecento ragazze e ragazzi del liceo “Marconi Delpino” hanno preso parte all’iniziativa che si è svolta in Sicilia, specie nei luoghi delle stragi
Gli studenti del Marconi Delpino nel punto in cui fu attivata la bomba della strage di Capaci
Gli studenti del Marconi Delpino nel punto in cui fu attivata la bomba della strage di Capaci
Condividi su

di ALBERTO BRUZZONE

Conoscere la mafia per contrastarla e, anzitutto, per imparare a riconoscerla. Con questi obiettivi è nata l’iniziativa del ‘Viaggio della legalità’, alla quale, nelle scorse settimane, hanno partecipato circa trecento studenti e studentesse del liceo ‘Marconi Delpino’ di Chiavari, coordinati dalla docente Rossella Gregori.

Di cosa si tratta? A spiegarlo è la stessa insegnante: “Nove classi suddivise tra gli indirizzi di scienze umane, classico e scientifico si sono recate, in momenti differenti, in Sicilia, per aderire alla proposta didattica e formativa ideata dall’Associazione Addiopizzo, che si chiama appunto ‘Viaggio della Legalità’”.

Addiopizzo è una realtà nata nel 2004, per assistere e aiutare quelle persone vittime di racket da parte della criminalità organizzata: “Tra le loro attività, c’è anche quella di illustrare agli studenti che cosa è la mafia, come opera, dove opera, come può essere riconosciuta. Lo si fa attraverso testimonianze di chi l’ha subita e attraverso la visita in luoghi di particolare importanza”.

Il ‘Viaggio della legalità’ nasce per il ‘Marconi Delpino’ anche con il coordinamento da parte dell’Ufficio pastorale della scuola e dell’università della Diocesi di Chiavari, guidato da don Alberto Gastaldi: “La proposta ci è arrivata da lui – ricorda Rossella Gregori – poi gli studenti sono partiti a gruppi e l’ultima classe è ritornata nei giorni scorsi. Il viaggio in Sicilia è su Palermo e Trapani e comprende la visita ai principali luoghi artistici e archeologici, ma anche ai simboli concreti di che cosa significa mafia. Così abbiamo potuto ascoltare testimonianze di chi si è opposto al pizzo, come quella di Nicola Clemenza, che è stato assistito dall’Associazione Addiopizzo. Poi, le classi sono state a Capaci, nel punto in cui è avvenuto l’attentato al giudice Giovanni Falcone e dove c’è un monumento che lo ricorda, ma anche nel punto in cui, poco più in alto, è stato attivato il detonatore del tritolo che ha fatto saltare per aria la sua auto blindata. Qui, abbiamo incontrato il primo fotografo che giunse sul luogo dell’attentato, anche lui ci ha raccontato i suoi ricordi. I primi due rullini li consegnò a persone che dissero di essere delle forze dell’ordine, ma in realtà quel materiale non fu mai più ritrovato. Infine, c’è stata la visita al museo della mafia di Salemi. È stata un’esperienza fortemente formativa, perché un conto è studiare i fenomeni mafiosi, un conto è sentirseli raccontare da chi li ha vissuti in prima persona e nei posti dove la mafia si è manifestata con tutta la sua efferatezza”. 

L’Associazione Addiopizzo è un movimento che nasce dal basso e si fa portavoce di una ‘rivoluzione culturale’ contro le mafie e per la giustizia sociale. È formata da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.

Addiopizzo è anche un’associazione di volontariato espressamente apartitica il cui campo d’azione specifico, all’interno di un più ampio fronte antimafia, è la promozione di un’economia virtuosa e libera dalla mafia attraverso lo strumento del consumo critico antiracket “Pago chi non paga”.

“Offriamo – raccontano i volontari – assistenza gratuita alle vittime di estorsione e di usura. Incoraggiamo gli imprenditori a denunciare e restiamo accanto a loro prima, durante e dopo il processo. Inoltre l’associazione, rappresentata dai suoi avvocati, si costituisce parte civile a fianco delle vittime. Un altro nostro fronte di intervento è l’inclusione sociale, con attività di educativa di strada e rigenerazione urbana rivolte a bambini, ragazzi e famiglie investiti da gravi condizioni di povertà economica ed educativa. Qualsiasi azione di contrasto alla mafia non è sufficiente se non si affrontano contestualmente il disagio sociale e il degrado urbano che contribuiscono ad alimentare i fenomeni di devianza”. 

Sin dalle origini, una delle principali attività del gruppo è la promozione della cultura antimafia nelle scuole, con l’aiuto di magistrati e commercianti impegnati nella lotta al racket.

L’intervento nelle scuole si rivela essere azione imprescindibile, per incidere in modo capillare sul cambiamento di mentalità e di costumi. Da allora sono coinvolti centinaia di ragazzi di Palermo e provincia. E anche di fuori regione.

Ultimi video

Intervista a Simone Franceschi, vicesindaco della Città Metropolitana: “Nessun fermo ai lavori sull’argine dell’Entella"
"Ancora nessuna ufficialità sulle alternative al depuratore in colmata. Se Chiavari dispone di elementi utili, ce li comunichi”
Chiavari, la variante al Puc divide: opposizione all’attacco, depuratore ancora al centro del dibattito. Silvia Garibaldi abbandona l’aula
“Provvedimento 'illegittimo e irricevibile', errori marchiani che rendono fragile la posizione contraria alla costruzione del depuratore in colmata"

Altri articoli

Tunnel della Val Fontanabuona, entro fine mese Autostrade replicherà al Ministero. Conferenza dei servizi in autunno

Giancarlo Durante, presidente di Confindustria Tigullio: “Noi siamo fiduciosi ma restiamo vigili. Il Tunnel della Val Fontanabuona è un progetto finanziato e il suo iter sta andando avanti"

Tra fede, tradizione e partecipazione Recco celebra la sua patrona, al via la Sagra del Fuoco

È la festa identitaria della città. I Sette Quartieri lanciano un’iniziativa solidale per Gaza con i mascoli in miniatura