di DANILO SANGUINETI
Correre dietro un pallone passata la mezza età se non si è Raimondo Vianello – che giocò sui prati di periferia fino a settant’anni suonati – si rischia di passare da comici, involontari. Oppure bisogna partecipare a tornei di calcio dove le misure e la frequenza sono adatte a chi è entrato negli ‘anta’ e ha ancora voglia di ‘ruggire’ senza farsi divorare dai giovani leoni. Testimonial credibili che si possono fare grandi cose anche se non si è più al top del rendimento e allo stesso tempo non si è ancora decrepiti sono quelli del River Recco che hanno coronato il mese scorso la rincorsa ai vertici nazionali del calcetto. Un risultato atteso da tanti anni, spesso sfiorato, ma mai afferrato: oltre al titolo di campioni regionali del MiniFootball l’ingresso tra le migliori quattro d’Italia nel calcio a sette.
Il calcio a sette giocatori prevede campo e tempi di gioco ridotti, la mancanza di fuorigioco come caratteristiche particolari. Calcio amatoriale perché non prevede grandi giri di soldi ma che richiede un impegno che può diventare grande e a volte sconfinare nell’ossessione. Come racconta Maurizio Carelli, portavoce della squadra oltre che inamovibile colonna sul campo: “Siamo da sempre amici, alcuni di noi da quando andavamo alle elementari, e da sempre abbiamo avuto come prima e grande passione il calcio. Tutti di Recco, tutti decisi a non appendere le scarpe al chiodo anche dopo aver passato la boa dei 40 anni. La stagione appena terminata era la settima da quando abbiamo fondato il River Recco. Il campionato regionale l’abbiamo finalmente vinto dopo una sequenza di secondi o terzi posti. Sempre sul podio mai sul gradino più alto”.
La maledizione delle finali è stata cancellata lo scorso maggio nella partita decisiva disputata nella cornice magica dello stadio Luigi Ferraris. Il team guidato dall’allenatore-giocatore Emiliano Risso aveva disputato ben 4 finali consecutive perdendole tutte. La Finalissima del Campionato Over 45 mette Carelli e soci di fronte al Pedemover. Le due formazioni avevano dominato la scena assieme a Galacticos e Carrozzeria Stadio.
Una gara insolitamente dura, ammette Carelli: “Eravamo stanchi e rimaneggiati sia noi che loro”. La tensione si avverte da subito. Subito una inutile zuffa che coinvolge giocatori e panchine. Dopo 10 minuti le due squadre già costrette a disputare la gara in inferiorità numerica. Un 4-0 per il River che spegne ogni ardore polemico dentro e fuori del campo. “Abbiamo staccato il biglietto per le finali di Misano Adriatico. Due fine settimana a giugno. Noi siamo arrivati in Romagna solo il venerdì ed abbiamo dovuto giocare 4 partite il sabato. Nel girone eliminatorio siamo passati alla grande, in semifinale siamo stati sconfitti da una formazione della Calabria che era arrivata con largo anticipo e che aveva giocato due match al venerdì e solo due al sabato. La fatica oltre al loro indubbio valore ci hanno fermato”.
C’è da scommettere che ci riproveranno. “Senza alcun dubbio: abbiamo capito che non dobbiamo porci dei limiti e che sognare in grande si deve”. Quindi appena finita l’estate sotto con gli allenamenti per un team autogestito, dove non ci sono ruoli definiti, tutti sono dirigenti e tecnici di se stessi. “È la prima regola che ci siamo dati. E vi posso assicurare che non si scade mai nell’anarchia. Ognuno sa quello che deve fare, e l’impegno di tutti è garantito”.
nomi di coloro che (quasi) fecero l’impresa? Erik Pau (portiere), Attilio Bottazzi, Davide Benvenuto, Luca Razeto, Luca Belfiore, Fabio Martini, Memo Risso (facente funzione allenatore), Maurizio Carelli, Mauro Stefanelli, Paolo Cappanera, Roberto Cappelletti, Michele Parodi.