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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Sestri Levante al voto: è sfida casa per casa tra Marcello Massucco e Francesco Solinas

I due aspiranti sindaco arrivano decisi al secondo turno delle urne (voto domenica 28 e lunedì 29 maggio). Massucco parte avanti di 547 voti
Il Municipio di Sestri Levante conteso tra Massucco e Solinas
Il Municipio di Sestri Levante conteso tra Massucco e Solinas
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di FABRIZIO DE LONGIS

Voto a voto. Casa per casa. Dalla Baia a Santa Vittoria. Da Pila a Riva. I quartieri battuti palmo a palmo. Le suole consumate. Sembra essere questo lo schema di gioco che sta caratterizzando la campagna elettorale di Sestri Levante giunta al ballottaggio fra il candidato del centrosinistra, Marcello Massucco, e il candidato outsider centrista, Francesco Solinas.

In fondo, uno stile un poco amarcord che negli anni era andato perdendosi, e che oggi gli elettori sembrano apprezzare molto. Perché per votare il sindaco, i cittadini lo vogliono vedere in faccia, magari camminando insieme lungo i marciapiedi rotti del quartiere, fra le deiezioni canine, le aiuole incolte, e lo storico campetto da calcio mal ridotto o persino mancante.

In una Sestri Levante movimentata e ansiosa di iniziare la stagione turistica, vera industria della città, i due aspiranti sindaco arrivano decisi al secondo turno delle urne (voto domenica 28 e lunedì 29 maggio), con Massucco che gode di un 34,99%, a fronte di Solinas al 28,82%. Uno stacco misurato in 547 voti. 

Numeri che disegnano una sfida molto sentita e che secondo chi è vicino ad entrambi i candidati, si aggiudicherà nel lasso di 100 voti di distacco. Per questo, se una cosa c’è che accomuna entrambi, sono i continui appelli al voto.

Massucco nella speranza di recuperare qualche elettore deluso (in questo lo sforzo è concentrato quasi esclusivamente nel quartiere di Riva, casa dell’ex sindaca Valentina Ghio, dove l’astensione al primo turno si è impennata), o di alimentare il sentimento repulsivo verso le destre. Per molti quest’ultimo schema si sta rivelando poco credibile dato lo scontro con Solinas (cattolico moderato). Cosa che invece si sarebbe facilmente realizzata con l’eventuale ballottaggio in sfida con il terzo classificato, Diego Pistacchi, che, escluso il candidato, con sé aveva i simboli di partito, compreso quello di Fratelli d’Italia.

Per Solinas, invece, la paura principale resta quella della sottostima di una sfida che mancava in città da almeno tre decenni, ossia l’opportunità per forze non organiche alla sinistra partitica, di conquistare la guida di Sestri. Motivo per cui il motto dei suoi sostenitori, in repetita iuvant, è: “Non è ancora deciso nulla”. A forma di esorcizzazione di uno sgambetto decisivo che negli ultimi giorni si fiuta nell’aria.

Gli appelli al voto, tuttavia, sembrano restare in sfondo a quella che è la sfida combattuta nelle dichiarazioni, nei confronti e anche sul passaparola. Una battaglia che non tralascia schiaffi e qualche sputo. E non solo fra avversari, ma anche fra potenziali e mancati alleati.

Il primo a ricucire su questo fronte è stato Marcello Massucco. Coinvolto nel difficile equilibrio di garantire una sensazione di rinnovamento (per questo al ballottaggio l’ingombrante figura di Valentina Ghio è passata fortemente in secondo piano), e mantenere quella promessa organica di partito ad un solido elettorato cittadino (da qui le rivendicazioni del lavoro finora fatto come amministratore unico della molto discussa Mediaterraneo).

Portato, quindi, a casa l’apparentamento con Giorgio Calabrò (4,18% – 371 voti), ha subito ricucito lo strappo ereditato da Ghio con una porzione del movimentismo cattolico di sinistra, garantendo a Calabrò stesso, l’agognato assessorato ai lavori pubblici. E proprio su questa linea, ossia sulla perdita dei voti cattolici, sembra essere stata studiata la scelta di pubblicare una lettera aperta a sostegno di Massucco, firmata da cento fra più e meno noti sostenitori di area. 

Ed è qui che però si registra il primo caso di forse eccessivo azionismo da campagna elettorale. Infatti la lettera non avrebbe raccolto tanti consensi quanti auspicati, ma in compenso avrebbe sollevato diversi malumori. “Non hanno sentito le parrocchie. Non hanno coinvolto chi ogni giorno si rimbocca le maniche in questo associazionismo. E hanno imposto l’intervento da Genova a esponenti del partito recalcitranti”, sussurrano molti di questi cattolici.

Cattolici che in prevalenza si erano mossi su Solinas (neocatecumenale dichiarato – e da questo ambiente è nata la sua candidatura), e che oggi manifestano non poco fastidio (soprattutto dal fatto di essere incasellati e strumentalizzati).

Azioni che per taluni osservatori tradiscono un certo nervosismo montante. Partendo da narrazioni di riunioni movimentate, un poco alla Bud Spencer e Terence Hill, a elettori storici che a questo giro sono stati a casa, e sempre a casa si sono sentiti citofonare o chiamare, per dover fornire spiegazioni del mancato voto. “Una cosa inaccettabile. O perlomeno d’antan”, borbotta qualcuno.

“Non si può girare con una lista di lavori pubblici che andrebbero fatti secondo i voti di quartiere, dopo cinque anni che non si è fatto nulla”, si sfogano persone a metà strada fra Massucco e Calabrò (che quella lista dovrebbe concretizzare). Perché nemmeno la tattica dei marciapiedi riparati o dei futuri investimenti in città, su cui il candidato del centrosinistra sta investendo molti sforzi, piace a tanti quanto auspicato.

Per Solinas, invece, resta la guerra fratricida del fronte di centrodestra che, somma alla mano (mai veritiera però in politica), avrebbe consentito ad un candidato unico l’elezione al primo turno.

A certificare una rottura apparentemente insanabile (fra i dirigenti, più che fra gli elettori, parrebbe), è giunto proprio il mancato apparentamento fra le liste di Solinas e quelle di Pistacchi, decretato sabato scorso.

Un “No” secco rifilato agli esponenti di Fratelli d’Italia con tanto di incidente diplomatico fra i partiti di maggioranza (forse non pienamente rappresentati in riunione). 

Nell’incontro chiavarese (campo neutro), erano presenti gli esponenti delle liste di Solinas (con Claudio Muzio ovviamente in prima fila), e per Fratelli d’Italia il coordinatore provinciale Stefano Balleari (insieme all’assessore regionale Augusto Sartori), mandato al fronte dal coordinatore regionale Matteo Rosso per chiedere l’impossibile. Un apparentamento che avrebbe comportato la cessione di quattro dei dieci consiglieri di maggioranza, alle liste che supportavano Pistacchi. Con connessa esclusione dal consiglio comunale dello stesso Pistacchi (che infatti non era presente alla riunione e che non ci sarebbe manco andato, precisa chi gli è vicino). 

“Non abbiamo chiesto altro”, fanno sapere dal partito di Giorgia Meloni, alludendo a incarichi e poltrone. Mentre dalle fila di Solinas ci mettono poco a ribadire che con il 40% della maggioranza, ben altro sarebbe arrivato a breve, fra le richieste lunghe cinque anni, quanto il mandato. 

Rifiutata, invece, da Fratelli d’Italia l’opzione di compromesso che avrebbe visto l’ingresso in giunta di una donna selezionata fra le liste di Pistacchi (donna solo per agevolare il rispetto delle quote rosa di legge), con il passaggio della maggioranza da dieci a dodici componenti, visto l’ingresso di Pistacchi stesso e dello storico consigliere Fdi, Marco Conti, segretario dell’assessore regionale Simona Ferro.

Proposta bocciata perché il nome selezionato per la giunta sembrava essere quello di Sonia Bertolone, più votata della lista Sestriamo. Scelta che però avrebbe di fatto assegnato un assessore a Cambiamo, il movimento del presidente regionale Giovanni Toti (Bertolone è in quota rapallina di Domenico Cianci), ma soprattutto non avrebbe consentito a Fratelli d’Italia di appuntare la bandierina salva sconfitta, di almeno un membro ufficiale di partito in giunta.

Rifiuto, quello dell’apparentamento, a seguito del quale domenica mattina sembrano essere iniziate riunioni con tanto di diktat al voto pro Massucco, e incontri trasversali qui e là per la città, apparentemente testimoniati da foto che ritraggono lo stesso Massucco, al dialogo con esponenti Fdi. Foto che circolano per le chat sestresi (non contestualizzate, va dato atto). Tutto in un’ottica di sostegno della destra a Massucco, per danneggiare Solinas. E per salvare il partito meloniano da un posizionamento lesionista che mette a rischio la segreteria regionale. 

Infatti, questa la tesi più diffusa, se dovesse vincere Massucco, la scelta di una candidatura separata per una Sestri Levante de facto non contendibile, garantirebbe alla segreteria regionale di Fdi una via d’uscita. Ossia la plausibile giustificazione di aver imposto un candidato di partito con il condivisibile obiettivo di misurare i voti civici, con quelli politici.

“Da destra continuano a dire che Solinas è di sinistra, ma non ci crede nessuno. Si sono intrappolati da soli. Se vince Massucco, perdono. Se vince Solinas, perdono ugualmente”, chiosa uno storico militante che non teme di bruciarsi con la fiamma.

Altra assenza cocente, per Solinas, la posizione della Lega e di Forza Italia. Con la prima in imbarazzo perché ha i suoi consiglieri uscenti candidati con Solinas (ed entrambi rieletti in caso di vittoria), mentre il simbolo era con Pistacchi. E Forza Italia che da un lato sconta la candidatura, e la certa elezione a consigliere comunale, del proprio e unico esponente regionale, ossia Claudio Muzio (segretario del consiglio regionale), nonché fra i demiurghi della candidatura di Solinas. E dall’altro vede il tandem segretario regionale e parlamentare del territorio (la dinastia Carlo e Roberto Bagnasco), impegnati prima a sostegno di Pistacchi, e oggi attendisti lungo le sponde del fiume.

Incerto, in ultimo, il destino dei 460 voti (5% netto), di Nicola Rollando (sinistra radicale).

“Metà a Massucco e metà non votano”, pronostica un esponente delle liste di centrosinistra che Sestri la conosce bene e che in città misura il polso con numerose attività commerciali. Ma fra gli stessi esponenti di Rollando, sono in più di uno a giurare che a vincere potrebbe essere la mai celata simpatia dello stesso Rollando per Muzio. “Sono uguali. La pensano diversamente, ma sono fatti della stessa pasta. E questo è più importante delle promesse elettorali. Su tutto, fra uomini, valgono le sensazioni delle strette di mano”, precisa un candidato di Rollando, tutto, fuorché vicino anche solo al centro.

Specchio di questa campagna elettorale sembra essere stata la più recente partita in casa del Sestri Levante (vinta contro il Legano 3-1). Tra i tifosi, di rito, i due candidati sindaco. Uno, Massucco, infiltrato fra gli ultras con birra in mano, scortato dal suo futuribile assessore allo sport, per parlare con gli esponenti politici dei tifosi (ossia esponenti delle liste di Rollando). L’altro, Solinas, fermo all’ingresso della tribuna nel rito delle mani strette e dei saluti con invito al voto.

L’uno con promesse di stadi già quasi pronti per la Lega Pro, l’altro che non accenna all’argomento e rinvia al dopo voto (“per serietà”, precisa).

Così sono i vecchi che, dopo tante partite giocate e viste, fissano il verde del manto sintetico che dovrà essere sostituito a settimane, e sintetizzano: “Ci sono quelli che per quattro anni stanno a casa, poi a tre mesi dal voto li vedi in chiesa per la messa e allo stadio con la maglia. Ma a contare è l’appartenenza, non le promesse”.

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