Prosegue con questo numero di ‘Piazza Levante’ la serie di interventi sulla politica americana curata da Matteo Muzio, giornalista su varie testate nazionali, opinionista di Sky News e ideatore del blog Jefferson – Lettere sull’America.
di MATTEO MUZIO *
Immaginatevi di vivere in una frazione senza un’edicola, ma dotati di connessione Internet veloce. Siete informatissimi sulle vicende nazionali e sulla geopolitica mondiale oltreché naturalmente sullo sport. Però non conoscete nulla di quello che succede vicino a voi: le decisioni delle amministrazioni locali, i problemi di viabilità, la situazione economica del vostro territorio.
Preoccupante? Questa è già realtà per una vasta parte del territorio americano. Secondo le statistiche della Nieman Foundation dell’Università di Harvard dal 2004 al 2023 hanno chiuso 2400 testate locali. Un’ecatombe. Non solo: la moria è destinata a continuare per altri anni. Una situazione che ha conseguenze collaterali gravi: uno studio dell’Università di Cambridge ne ha individuate tre. In primis, fa diminuire la partecipazione democratica delle persone alla cosa pubblica, poi fa aumentare i consensi dei politici populisti e nasconde la corruzione dei politici locali, che si sentono più legittimati a fare il proprio interesse anziché quello dei cittadini.
Com’è potuto succedere? Se andiamo a vedere quando successo nel ventennio in esame, ci sono due fenomeni concomitanti: l’arrivo dei social media, che ha fatto sì che molti lettori preferissero leggere notizie gratis anziché a pagamento su un giornale cartaceo o su un sito con il paywall, drenando quindi gli inserzionisti pubblicitari, che abbandonarono le piccole testate. Poi la crisi economica del 2008 fece il resto, riducendo ulteriormente la platea di quanti acquistavano un magazine cartaceo in edicola. Infine, il problema del costo della carta che ha ulteriormente limitato la diffusione dei quotidiani tradizionali negli ultimi anni. Insomma, un problema che non è soltanto delle singole imprese editoriali ma che impatta sulla qualità della liberal-democrazia occidentale.
Cosa si può fare per tamponare questa emorragia? La deputata democratica dell’Arizona Ann Kirkpatrick ha presentato nel 2020 e nel 2021 due disegni di legge gemelli per fornire incentivi fiscali a quelle testate e istituzioni che volessero investire nel giornalismo locale. Da parte di due presidenti di colore diverso come Donald Trump e Joe Biden, l’interesse è stato simile: cioè pari a zero. Infatti, le due bozze non sono mai uscite dalla commissione e nel frattempo la deputata ha scelto di non ricandidarsi.
A livello locale, c’è l’iniziativa dell’Università del Kentucky, uno degli stati più poveri d’America, che nel 2004 ha fondato l’Institute for Rural Journalism, un dipartimento dedicato a formare i giornalisti che servono fuori dalle aree metropolitane. Il dipartimento ha creato un giornale, il ‘Midway Messenger’, che copre gli eventi di una cittadina di circa milleseicento abitanti e dove i giornalisti sono gli studenti dell’istituto e della Scuola di Giornalismo del Kentucky. In questo modo si formano i giornalisti di domani e gli eventi di Midway vengono coperti. Secondo Cross, il ruolo dei giornalisti locali è di diventare dei leader non soltanto nel reperire notizie e scoprire magagne, devono essere dei punti di riferimento della comunità, che deve vedere in loro una fonte affidabile di notizie e un agente di cambiamento. Fin qui parliamo di una singola iniziativa.
Come si può invertire il trend? Una ricerca della Northwestern University ha una risposta: servono le iniziative filantropiche di imprenditori locali che evitino sia di svuotare autorevoli giornali che vengono ridotti a gusci vuoti sia di usare nuove testate come strumenti di propaganda politica. Serve insomma che i membri più autorevoli delle comunità si impegnino per dare al proprio territorio almeno una testata autorevole che sappia uscire dal chiacchiericcio dei social e sappia fornire un punto di riferimento al lettore rurale, ma non solo, che ha tutti i diritti di sapere ciò che accade intorno a lui. E di non essere considerato un suddito da un politico che senza un cane da guardia del potere tende a non interessarsi più al bene comune. Non è un percorso semplice, perché difficile sostenere un impegno che può non dare un immediato ritorno economico. Rimane l’unica via percorribile però per limitare lo sfibrarsi della democrazia e una polarizzazione politica artificiale causata da opposte demagogie. Un obiettivo da realizzare però con una collaborazione proficua tra pubblico e privato, che riconosca il valore di servizio pubblico delle testate locali, architravi del bene comune.
(* giornalista e ideatore del blog Jefferson – Lettere sull’America)