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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cosa c’è e cosa manca per le famiglie nel Tigullio? Assenza di stabilità e reddito adeguato

La quasi totalità delle madri non trova spazio per una vita sociale o per sport e passatempo. Il 40% vorrebbe lasciare il lavoro, ma non può
Il MappaMamma, uno dei servizi particolarmente apprezzati nel Tigullio per le mamme e le famiglie
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di FABRIZIO DE LONGIS

Un lavoro in maggioranza stagionale, con prevalenza di occupazione femminile. Assenza di stabilità e reddito adeguato fino ai 40 anni. Sembrano essere queste per il Tigullio le maggiori carenze del mondo del lavoro per chi desidera fare figli.

Dati che portano le giovani coppie a vivere sempre più nell’entroterra, con un pendolarismo verso la costa per lavorare.

La quasi totalità delle madri non trova spazio per una vita sociale o per sport e passatempo. Il 40% vorrebbe lasciare il lavoro, ma non può.

Nella scelta di formare una famiglia, il lavoro risulta la tappa fondamentale per qualsiasi volontà o progetto. Dal reddito dipendono gran parte delle scelte di chi decide di avere figli. Per questo, nella nostra inchiesta su cosa serva e cosa esiste nel Tigullio per le famiglie, questa settimana misuriamo lo stato di salute del mercato del lavoro dedicato ai giovani genitori, o potenziali tali.

In termini lavorativi, per il Tigullio il trend rimane in linea con quello regionale. Una crescita dei contratti, con la prevalenza di quelli a tempo determinato (29mila circa contro 6mila a tempo determinato per il 2022), con una netta prevalenza delle donne, sia nella ricerca di lavoro (su 4.788 iscritti al Centro per l’impiego di Chiavari a fine 2022, le donne erano 2.798), sia per quanto riguarda la perdita del lavoro con 23.278 cessazioni nel 2022, ossia il 51% dei casi.

Come opportunità lavorativa, il settore stagione la fa da padrone, con un’occupazione che garantisce un impiego solo per metà dell’anno, ricorrendo per la restante parte alla disoccupazione e agli ammortizzatori sociali, o la nuova ricerca di lavori occasionali.

Fra chi cerca lavoro la prevalenza si registra nella fascia fra i 30 ei 40 anni che misura il 37% del totale, complice anche l’innalzamento medio dell’età di accesso al lavoro, con il sempre più lungo percorso formativo fra lauree triennali, magistrali e master, con conseguenti stage e percorsi interinali. Fascia che vanta anche il più alto numero di assunzioni, ma anche la maggiore percentuale di cessazioni, il 39% del totale, seguita dalla fascia 20-29 anni, che conta il 32%. Cifra che porta la fascia 20-40 al totale del 71% delle cessazioni di contratti in un anno.

Sostanzialmente, nella fascia fra i 20 e i 40 anni, quando si dovrebbe voler fare una famiglia, nel Tigullio si registra una continua entrate e uscita dal mondo del lavoro, collegato prevalentemente alla stagionalità dell’impiego, che riguarda soprattutto le donne.

Ovvero, instabilità lavorativa e carenza reddituale. Con ben poca possibilità di programmazione.

Da qui, a confermare lo stretto legame fra le offerte di lavoro e la stagionalità turistica, arrivano anche i dati della ripresa del lavoro negli anni post pandemia. La quale aveva influito in maniera pesante sul settore turistico e stagionale. Infatti nel 2022 le nuove assunzioni sono state 47.170, quando nel 2021 erano state 31.079 e nel 2020 si erano fermate a 26.403. 

A fotografare il tema reddituale risultano anche i dati di Città metropolitana e Istat. Se infatti Chiavari Leivi misurano un reddito lordo pro capite più fra il 20.600 e i 23.450 euro, per LavagnaSestri LevanteCasarza LigureCastiglione ChiavareseCogorno e Carasco, il reddito annuo lordo si ferma sotto la soglia dei 20.600 euro, mente per l’entroterra l’asticella si abbassa a 17.250 euro. Più alti solo Zoagli Santa Margherita Ligure, il cui dato sale a 27.500 euro e Portofino che si attesta a 32.500. 

Da notare che il reddito medio genovese si attesta a 23.500, superando quasi tutto il Tigullio e l’entroterra.

In questa divisione la particolarità è che, nonostante i livelli di reddito più basso, calcolando nell’insieme densità di popolazione, percentuale di suolo consumato, il reddito medio, l’indice di vecchiaia, l’indice di turismo, e quindi sostanzialmente la disponibilità di case in rapporto al reddito e il costo della vita, l’entroterra, per l’insieme delle ragioni economiche, risulta il territorio più adatto allo sviluppo delle famiglie (fonte Città metropolitana).

Come abbiamo evidenziato nel nostro approfondimento di settimana scorsa, infatti, l’elemento del costo dell’abitazione, sia in affitto, sia in acquisto, pare essere dirimente. E in questo l’entroterra offre soluzioni oggi molto più interessanti per le giovani coppie.

Interessante è notare come sia sempre più forte la spinta a integrare il comune di residenza con quello lavorativo, soprattutto in una logica distrettuale. Mentre Genova la fa da padrona a livello provinciale, soprattutto sui comuni di cintura, nel Tigullio l’asse Chiavari-Lavagna rappresenta un’area di distretto dove si concentra un’occupazione di interscambio fra le due città (considerata la migliore in prospettive di crescita). Dato che scende drasticamente spostandosi verso l’entroterra. Questo evidenzia come le giovani coppie siano sempre più portate a vivere nell’entroterra per opportunità economiche, ma a lavorare sulla costa, che offre redditi migliori, seppur instabili, dove però i costi di vita non permettono l’insediamento delle famiglie. 

La condizione del pendolarismo lavorativo verso la costa, tuttavia, sta misurando una leggera spinta in controtendenza, probabilmente dovuta a chi lavora in smart working. Forma lavorativa fortemente agevolatisi con la pandemia. 

Ciò però si misura in un territorio dove si registra un’endemica carenza di connessione ad alta velocità. Condizione che sembra frenare questa spinta verso le nuove forme di lavoro diffuso con orizzonti di crescita dell’entroterra levantino.

In ultimo resta, per le madri, la scelta fra la carriera lavorativa e l’opportunità di costruire la propria famiglia. 

Misurando un dato nazionale (fonte Sitly), è possibile notare come l’83% delle mamme ritiene di non avere nemmeno un minuto di tempo per sé. Il sogno nel cassetto del 53% delle mamme sarebbe praticare uno sport, ma non ci riescono. Per il 43% viene meno persino l’opportunità di andare dal parrucchiere, mentre il 44% chiede semplicemente di poter passare del tempo a riposare sul divano di casa.

In queste condizioni, con l’81% delle madri che mette i propri figli come priorità assoluta della vita (carriera e vita sociale hanno rispettivamente solo il 10 e il 6%), non stupisce il dato per cui il 75% delle madri senta di non dedicarsi a sufficienza ai propri figli e il 40% di loro lascerebbe volentieri il lavoro per fare la mamma a tempo pieno.

In questo contesto, resta da capire cosa sia offerto nel Tigullio in supporto alle madri per garantire un equilibrato bilanciamento fra lavoro, ruolo genitoriale, vita sociale e tempo individuale.

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