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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Al Circolo Velico di Santa Margherita Ligure viene ripercorsa l’epopea di Giorgio Falck, che prese parte dalla terza edizione della Whitbread

Dinghy
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di DANILO SANGUINETI

Che bello ascoltare i racconti di mare. Le rievocazioni di vecchie regate e antichi regatanti, storie che paiono arrivare da mondi ed epoche lontane, che raccontano di barche ed equipaggi leggendari, altra cosa rispetto ai mostri ipertecnologici e ai team ‘pro’ dei giorni nostri, distanti per concezione e mentalità quasi quanto quelle lo erano dai clipper della Rotta del Tè.

Venerdì 9 dicembre una serata a cura del Circolo Velico Santa Margherita Ligure ha portato la brezza degli oceani a Villa Durazzo. Un altro capitolo della serie di incontri che vertevano sul Mare e i suoi protagonisti, una serie che rientra nel programma di celebrazione dei settantennale del sodalizio presieduto da Gianni Castellaro.

È stata ripercorsa la storia del Rolly Go, la barca dell’imprenditore-skipper milanese Giorgio Falck, tigullino di adozione, di casa a Santa e Portofino, che prese parte alla terza edizione (1981-1982) dell’allora Whitbread, la antenata di The Ocean Race. Whitbread era una prova per i velisti che ambivano ad entrare nel ristretto circolo dei ‘migliori’. Una regata transoceanica che funzionava da parametro: chi la portava a termine, non parliamo di vincerla, era uno che non doveva più avere paura di nulla. E per domarla servivano mezzi di eccezionale affidabilità. Come si rivelò Rolly Go.

Una barca che nacque nel cantiere più prestigioso del Tigullio, eccellenza nella Penisola e nel Mondo, che sfornò ‘Ferrari del Mare’ per quasi un secolo. Progettata dall’argentino German Frers, venne realizzata in riva all’Entella, dai Cantieri Sangermani di Lavagna. Il varo il 4 aprile del 1979: uno scafo di oltre 16 metri in fibra di kevlar e legno di balsa, una struttura leggera e allo stesso tempo robusta per affrontare le insidie di oltre 30mila miglia negli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico. Una sfida che rappresentava anche l’esordio di una barca ‘All Italiana’ in una competizione di questo livello dove da sempre per tradizione e supremazia tecnologica quelle anglosassoni la facevano da padrone.

L’Italia scoprì la grande vela oceanica proprio con la partecipazione per la prima volta alla Whitbread. Giorgio Falck fece capolino in questo mondo con il Guia 1 nell’edizione inaugurale ‘Whitbread Round the World Race’ piazzandosi al primo posto di categoria e vincendo la classifica a squadre nazionali. Dopo il cimento con forze esclusivamente proprie nella terza edizione, quella appunto dell’81/82 e un insperato e onorevole tredicesimo posto nella classifica generale, provò una terza e ultima volta, nella quinta edizione con il Gatorade piazzandosi ottavo. Rolly Go partecipò alla Fastnet del 1980 per ‘scaldare le vele’ e terminata la Whitbread alla Transat des Alisées 1983.

Le storie attorno a quella regata sono degne di un libro di Salgari: come dimenticare la disavventura di Paolo Martinoni, componente dell’equipaggio finito in acqua nel Pacifico a causa di un’onda anomala e poi miracolosamente ritrovato e salvato. Quarant’anni fa cadere in mare senza Gps e affini significava morte quasi certa. Storie meno drammatiche ma egualmente coinvolgenti quelle che riguardano più da vicino il Circolo Velico Santa Margherita Ligure.

Si è concluso il Campionato del Tigullio-Trofeo Renato Lombardi, la manifestazione estivo-autunnale riservata alla classe Dinghy. Il Campionato in sé (la classifica del quale viene stilata scartando i quattro risultati peggiori), e il Trofeo Renato Lombardi, che va a chi ha il miglior risultato senza alcuno scarto, hanno laureato, senza timore di smentita, lo specialista di Dinghy più forte nella zona: Filippo Jannello (nella foto in alto) ha vinto la lunga – 17 prove, iniziata a luglio – maratona velica.

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