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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Parco di Portofino, il Tar Liguria riazzera la questione dei confini. Dopo cinque anni non se ne viene a capo. Sono troppi gli interessi contrapposti

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di ALBERTO BRUZZONE

Tutto da rifare, per l’ennesima volta. Da cinque anni non se ne viene a capo, da cinque anni non ci si mette d’accordo e quella che doveva essere una bellissima occasione per il Parco di Portofino, ovvero il passaggio da regionale a nazionale, con conseguente aumento dei fondi ministeriali a disposizione, rischia di diventare una ‘guerra’ tra comuni e comuni, tra Regione e Governo, tra visioni di centrosinistra e visioni di centrodestra, tra priorità di un certo tipo e priorità di un altro tipo.

È un vero peccato, ed è questa la primissima considerazione che viene da fare, dopo che il Tar Liguria, proprio martedì, ha accolto i ricorsi di chi i confini allargati, così come disegnati dal Ministero per la Transizione Ecologica, proprio non li voleva: oltre a Regione Liguria, sono i comuni di Portofino, Recco, Avegno, Tribogna, Cicagna, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli e Chiavari. Non che non abbiano le loro ragioni, e non che non le abbia il Ministero, ma vedere che il processo torna al punto di partenza, proprio è scoraggiante.

La decisione dei giudici amministrativi regionali non solo cancella la perimetrazione avanzata da Roma, ma blocca anche la costituzione del comitato di gestione del parco. Secondo il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, da sempre contrario a questo ‘modus operandi’ da parte del Ministero e, a tutti gli effetti, non troppo favorevole ad alcun ritocco ai confini dell’attuale parco (così come gran parte dei sindaci che sono allineati con questa amministrazione regionale), “il pronunciamento del Tar segna il punto di partenza per avviare un percorso realmente partecipato con il territorio, per stabilire in primis regole condivise su cui ragionare per il futuro, mantenendo come punti fermi la valorizzazione e il rispetto dell’ambiente”.

Toti cita la precedente sentenza, quella che aveva costretto il Ministero a ‘imporre’ i confini: era relativa a una causa avanzata dall’associazione Amici del Monte di Portofino. “Ma quella perimetrazione – osserva il presidente della Regione – era frutto di una precedente sentenza che aveva costretto il Ministero a salvare il percorso partecipativo: però era stata imposta dall’alto e per questo osteggiata fin da subito da tutti i sindaci del territorio, di cui non venivano rispettate esigenze e istanze. Come Regione Liguria ci siamo quindi immediatamente schierati al fianco delle nostre comunità locali: da parte nostra non vi è un’ostilità preconcetta al parco, ma è evidente che non si possa prescindere dalle caratteristiche del Parco di Portofino, un unicum nazionale, fondamentale anche per il nostro turismo e la nostra economia”.

Sul tavolo ci sono ancora le tre proposte di partenza (attualmente il parco comprende solo i comuni di Portofino, Camogli e Santa Margherita Ligure). L’indicazione del ministro Roberto Cingolani è quella di inserire nel parco undici comuni: Avegno, Camogli, Cicagna, Coreglia, Chiavari, Portofino, Rapallo, Recco, Santa Margherita Ligure, Tribogna, Zoagli.

La proposta di Anci Liguria, invece, prevede sette comuni: Camogli, Portofino, Santa Margherita, Zoagli, Rapallo, Chiavari e Coreglia, e l’inserimento dell’Area Marina Protetta.

Quella della Regione, infine, punta sui tre comuni attuali, Portofino, Camogli e Santa Margherita, e l’inserimento dell’Area Marina Protetta. Quest’ultima proposta è stata bocciata recentemente dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), anche se il parere di questo organismo non è vincolante.

Allo stato attuale, sono 1056 gli ettari di estensione dell’attuale Parco regionale di Portofino con i soli comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure. Diventando parco nazionale, gli ettari diventano 5363 con la proposta del Ministero con undici comuni, 2940 con la proposta di Anci (sette comuni più l’area marina), mentre sarebbero 1700 con la proposta della Regione (i tre comuni di Santa Margherita, Camogli e Portofino), grazie alla disponibilità di Camogli e Santa Margherita di ampliare i confini (tutto il territorio di Portofino è già nel parco), a cui aggiungere l’Area Marina, che raddoppierebbe la superficie.

Secondo il vice presidente della Regione Liguria, Alessandro Piana, “l’annullamento del decreto del Ministero della Transizione Ecologica segna dunque il ritorno alle regole precedentemente vigenti, dandoci modo di ripartire da qui. Occorre ricominciare da questa larga intesa territoriale per avviare nuove e più proficue interlocuzioni con gli uffici del Ministero, che sicuramente non saranno indifferenti alle richieste della Liguria. L’esperienza ci dimostra come la competitività e l’attrattività del territorio siano sempre frutto di politiche lungimiranti, che poggiano su un ampio background territoriale”.

Matteo Viacava, presidente del Parco di Portofino, nonché sindaco del borgo, osserva: “La pronuncia da parte del Tar argomenta in maniera semplice e naturale un concetto: l’istituzione del parco nazionale non può essere imposta dall’alto (e da lontano) in maniera unilaterale, ma deve essere partecipata dai comuni che ne sono coinvolti. Il Comune di Portofino ha censurato non l’idea o l’obiettivo del parco nazionale in sé ma il metodo e il rischio che Portofino diventasse un brand commerciale snaturato, staccato dal suo territorio. Portofino è uno dei tre comuni che, insieme a Santa Margherita Ligure e Camogli, nel 1935 ha dato vita al parco regionale ancora vigente: siamo abituati a convivere con i vincoli e a darci da fare per proteggere il nostro fragile territorio, compatibilmente con le risorse disponibili, umane ed economiche, queste ultime sempre più al lumicino. Con questa sentenza per il Comune di Portofino non cambia nulla sotto il profilo dell’impegno: saremo, anzi, ancora più motivati nel portare avanti progetti che portino risultati al nostro ambiente. A breve contiamo di presentare al pubblico un progetto su cui stiamo lavorando da mesi insieme alla nostra partecipata Portofino Mare Srl e all’Ente Parco che detterà un nuovo corso anche in questo contesto”.

Secondo il sindaco di Rapallo, Carlo Bagnasco, “la sentenza del Tar aprirà un precedente storico di grande rilevanza”, mentre il suo collega di Santa Margherita, Paolo Donadoni, aggiunge: “Tutti i problemi che abbiamo avuto in questo frangente, con la fase intermedia che coinvolgeva anche zone urbanizzate della città, vengono superati e speriamo a questo punto che la nuova delimitazione segua un itinerario di dialogo e confronto che tenga conto delle ragioni espresse dal Comune”.

Luca Garibaldi, consigliere regionale del Partito Democratico e da sempre in prima linea sulla vicenda del parco, commenta: “La Regione non provi a far ripartire il discorso da zero, cosa che costituirebbe nei fatti la fine del Parco Nazionale di Portofino. In questi mesi molti comuni hanno già avanzato la volontà di essere inclusi con proprie proposte di perimetrazione: si riparta quindi dalla proposta di Anci con sette comuni, condivisa da tutti, e si riapra da lì la discussione sul territorio, perché se da un lato la procedura di costituzione del parco nazionale con sentenza è stata sicuramente una supplenza della politica, non si può pensare di ripartire dalla mera riproposizione dei confini del parco regionale, quando dal territorio sono arrivate indicazioni di disponibilità e apertura che la Regione non ha voluto finora cogliere”.

Anche Legambiente Liguria, per voce del suo presidente Santo Grammatico, spinge per considerare la versione di Anci il nuovo punto di partenza: “La Regione ha adesso l’occasione per svolgere il ruolo su cui ha latitato per anni, dimostrando di voler davvero ascoltare il territorio. Il parco nazionale non è stato cancellato, ma sono da rivedere i confini della sua perimetrazione provvisoria. La sentenza del Tar che li annulla potrà essere impugnata al Consiglio di Stato, ma ci auguriamo che la politica sappia svolgere il ruolo preventivo cui è deputata, evitando esercizi di giurisprudenza a colpi di carte bollate, sperperando ulteriore denaro pubblico. Un percorso di ascolto e condivisione si è già svolto in questi mesi e lo ha portato avanti, egregiamente, l’Anci Liguria supplendo al ruolo della Regione, che certo non manca di funzionari, dirigenti e un apparato in grado di sostenere la transizione dell’area protetta da regionale a nazionale: si è arrivati alla proposta del parco nazionale a sette comuni. La Regione convochi nuovamente gli enti locali, le commissioni consiliari congiunte anche con il Ministero e sia protagonista di un ascolto vero e reale delle comunità locali, non solo di quelle ideologicamente contrarie al parco”. Cinque anni sono passati. Ne passeranno altrettanti?

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