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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il piano per accogliere gli studenti ucraini a scuola (anche nel Tigullio): servono psicologi e mediatori linguistici e intanto il Governo inizia a stanziare le prime risorse

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di ALBERTO BRUZZONE

Anche il mondo della scuola si sta preparando, in Liguria, per l’accoglienza e per la didattica dei profughi ucraini, dalla scuola materna e sino alle superiori. Nelle scorse ore si è tenuto un incontro tra l’Ufficio Scolastico Regionale, alcuni referenti della Città Metropolitana e alcuni organi dell’Anp, ovvero l’Associazione Nazionale Presidi che raggruppa i vari dirigenti scolastici. Il Ministero dell’Istruzione ha diffuso una nota con le prime indicazioni, ora spetta ai vari provveditorati sul territorio declinarle al meglio dovendo, come spesso avvenuto negli ultimi anni, lavorare in tempi stretti e in situazioni di emergenza, anche se ormai ci si è abituati dal Covid in poi.

A coordinare questi primi passi è Roberto Peccenini, direttore provinciale per La Spezia e tra i vicari della direzione regionale, che è rimasta vacante dopo la partenza qualche settimana fa di Ettore Acerra. Per l’Anp, in prima linea c’è Luisa Giordani, vice presidente della sezione genovese dell’associazione nonché dirigente dell’Istituto Comprensivo Terralba. La priorità, al momento, è individuare le classi che possono ospitare ulteriori studenti, ricerca che riguarda anche gli istituti del Tigullio: da qui al fine settimana, ogni scuola farà il censimento delle aule e degli spazi, poi spetterà all’Ufficio Scolastico Regionale gestire tutte queste informazioni e prendere le decisioni del caso. In campo anche Alisa e le varie Asl, perché l’emergenza sanitaria è ancora in atto e quindi vanno applicati agli ucraini gli stessi protocolli che sono normalmente applicati per gli studenti italiani.

Quanto alla didattica, i fattori più delicati sono quello linguistico e quello psicologico: perché parliamo di bambini e ragazzi che spesso conoscono soltanto la loro lingua, che hanno pure un alfabeto differente e che sono provati sia mentalmente che fisicamente, arrivando la contesti di guerra.

All’Ufficio Scolastico Regionale, il Ministero raccomanda di “realizzare l’integrazione scolastica degli studenti in fuga dalla guerra, assicurando l’inserimento il più possibile vicino ai luoghi presso cui questi ultimi trovano asilo”. I dirigenti scolastici e gli insegnanti, invece, dovranno “tener conto della particolare condizione di fragilità di ciascuno degli esuli accolti, determinata dallo sradicamento dalle proprie comunità e, in più di un caso, dall’allontanamento da uno o entrambi i genitori. Si dovrà avere cura, per quanto possibile, di non disperdere la rete di relazioni che uniscono tra loro i profughi o li legano a familiari presso cui trovano accoglienza, favorendo il raccordo con le comunità ucraine stabilmente inserite in Italia, al fine di evitare ogni forma di isolamento e facilitare il percorso di integrazione. Per tale ragione sarà pure necessario favorire il più possibile la conservazione di piccoli gruppi di provenienza, in primis nuclei familiari, considerando poi l’appartenenza alla medesima comunità territoriale o geografica”.

Il primo inserimento avverrà attraverso materiali bilingue, in più le scuole potranno utilizzare i fondi già stanziati per l’assistenza psicologica durante il Covid anche per i bambini ucraini, “il cui disagio connesso all’emergenza epidemiologica è stato pesantemente aggravato dagli eventi bellici patiti”.

Quanto alle barriere linguistiche, “è necessario che il personale scolastico possa essere affiancato da mediatori linguistici e culturali che favoriscano l’interazione e la comunicazione interpersonale”. Il primo stanziamento ministeriale è di un milione di euro, da ripartire “alle istituzioni scolastiche coinvolte, in ragione delle concrete esigenze di queste ultime, per sostenere i costi della mediazione linguistica e culturale, nonché le necessità correlate all’accoglienza scolare e all’alfabetizzazione degli studenti in arrivo dall’Ucraina”. Ma altre risorse saranno sicuramente messe in campo.

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, afferma: “Si tratta di una prova importante, perché ci sarà un problema di mediazione culturale e dovremo fare tesoro anche noi di un’esperienza fondante per avere un paese più forte”.

E la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, aggiunge: “Nessuno sarà lasciato indietro. Per i minori non accompagnati stanzieremo venti milioni di euro. Sulla crisi ucraina serve un coordinamento dell’Unione Europea che si articolerà su più fronti. Da un lato con i corridoi umanitari per dare priorità a famiglie con minori e minori non accompagnati. Dall’altro c’è il tema dell’accoglienza, per tutte le specifiche situazioni. Si dovrà garantire sostegno a bambini disabili e malati con una specifica presa in carico per il trasporto, le strutture, le cure, la continuità educativa attraverso un coordinamento efficace della rete di solidarietà che è già attiva in Italia. Cioè un’integrazione delle azioni, non solo a livello istituzionale ma soprattutto a livello territoriale. L’Italia con associazioni, terzo settore, enti locali e tante altre realtà, ha strumenti e tradizione per far fronte all’emergenza. Uniremo diversi canali per creare un sistema Paese. La Protezione civile, insieme ai ministeri competenti, sta già iniziando una fase operativa di coordinamento”. Per tutto l’ambiente scolastico, è l’ennesima sfida.

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