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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Tessitura Gaggioli, l’arte che non tramonta mai

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Che cosa hanno in comune i costumi in velluto del rinomato Shakespeare’s Globe Theatre di Londra, i drappi del Palio di Siena e la casula in seta indossata da Papa Giovanni Paolo II? Tutti hanno raggiunto le loro destinazioni partendo dallo stesso luogo, Zoagli. Pure la mano che li ha prodotti è la medesima e risponde al nome della ‘Tessitura Gaggioli’.
Un’azienda storica che prende vita nel lontano 1932 quando Giuseppe Gaggioli rileva la ‘Società Anonima Velluti Zoagli’, nata appena dieci anni prima e andata in fallimento. L’inizio è tutt’altro che semplice: un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale rade al suolo l’intera sede, ma non arresta la passione del suo fondatore. Perché Giuseppe ha la scorza dura, non si dà per vinto e ‘sposta’ il laboratorio al primo piano della sua abitazione. Al suo fianco ha un valido aiutante, il figlio Sergio: è con lui, appena 15enne, che gira le case delle 25 lavoranti a domicilio per controllare il lavoro e il funzionamento dei telai che producono il pregiato e tradizionale ‘Velluto Unito di Genova’. Le lezioni del ‘papà maestro’, i trucchi del mestiere imparati sul campo con quegli occhi vispi e attenti che solo un ragazzino può avere: ingredienti perfetti per alimentare la curiosità e tramandare la tradizione. E così Sergio nel 1969 prende in mano l’azienda con il supporto della moglie Lorenza e della cognata Luciana. La storia si ripete, perché nel dna della famiglia Gaggioli c’è la tessitura e Sergio, come il papà, è innamorato di questo lavoro e trasmette malizie e segreti dei ‘magistri texitores’ ai figli Giuseppe e Paola: con l’avvento del nuovo millennio sono loro al timone della società.
“È stato un percorso naturale, non avevo molta voglia di studiare e terminato il terzo anno all’Itis ho deciso di imparare questo mestiere”, racconta Giuseppe. La lavorazione più difficoltosa? “Il ‘Velluto Soprarizzo’, senza alcun dubbio. Si utilizzano quattro ferri, due per il riccio e due per il pelo, e per realizzarne un centimetro sono necessari 250 movimenti fra mani e piedi. La produzione media al giorno è di circa 40-50 centimetri”.
La sede della ‘Tessitura Gaggioli’ è una splendida villa dei primi del Novecento con un giardino affacciato sul mare: un vero e proprio museo nel quale è ancora possibile ammirare, e conoscere, l’antica lavorazione artigianale della seta così come avveniva nel 1932. Un legame strettissimo con il borgo che comincia molto tempo prima. La leggenda racconta che i primi zoagliesi a tessere i velluti sarebbero stati i reduci della prima crociata, nel XII secolo. Nel 1250 si ha notizia che due toscani si trasferirono a Zoagli attratti dalla ‘progredita lavorazione’, ma la vera produzione si sviluppò nel 1500. I velluti venivano utilizzati per paramenti liturgici, per l’abbigliamento e per l’arredamento. Il velluto di Genova è stato tra i tessuti preferiti della nobiltà e del papato per oltre tre secoli. La tessitura ebbe un rapido sviluppo e superò tutte le altre attività industriali facendo della città di Zoagli, insieme a Genova, una delle più importanti produttrici del mondo. Velluto, seta e pure il damasco, dal profumo antico, “ancora oggi tessuto su telai in legno del 700 rigorosamente a mano: il prodotto è di qualità ineguagliabile avendo in 64 centimetri di altezza 12.240 fili di ordito e, quindi, 470 fili in un centimetro quadrato”.
Un’eccellenza che continua a navigare con il vento in poppa: i velluti di Gaggioli sono stati impiegati per i costumi utilizzati nel film ‘La ragazza dei tulipani’; ambientato nel 1636 ad Amsterdam, racconta l’intensa storia d’amore tra Sophia e l’artista Jan van Loos. Un cast straordinario, con tanti premi Oscar, dal 6 settembre al cinema. La pellicola della Tessitura Gaggioli, invece, è sul grande schermo già da un po’.

DANIELE RONCAGLIOLO

La casula di Giovanni Paolo II

 

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