di MATTEO GERBONI
Da calciatore a direttore in… 24 ore. Il titolo della tesi di Andrea Catellani per conseguire il patentino da direttore sportivo sintetizza alla perfezione quell’inaspettato lapsus del destino datato un anno fa. Era un top player della categoria, quasi quattrocento partite tra i professionisti, una miriade di gol, la serie A, il titolo di capocannoniere del campionato cadetto. Tutto cancellato dal grafico di un banale elettrocardiogramma, da quel tracciato ballerino a cui all’inizio nessuno voleva credere.
Dal prossimo primo luglio Catellani guiderà le squadre giovanili del Chievo. Rimette piede nella massima serie da dirigente che si è formato alla scuola dell’Entella, da eccellente comunicatore, capace di trasformare la sua storia in una testimonianza di vita che centinaia di ragazzi delle scuole e dei settori giovanili hanno ascoltato con un silenzio che metteva i brividi. “Sono felicissimo che una società come il Chievo mi abbia scelto – ha scritto su Instagram – ringrazio di cuore tutta la famiglia Entella e soprattutto Antonio Gozzi per l’amicizia, il supporto e la fiducia che mi ha dimostrato negli ultimi anni”.
Il corso a Coverciano per diventare ds ha evidenziato che aveva la stoffa per arrivare in alto. Sono in pochi ad ottenere il massimo dei voti e la borsa di studio: “La mia vita ruota attorno a mia moglie Lara – non perde occasione per ricordare Andrea – e ho pensato subito a lei non appena appreso questo grande risultato. Non smetterò mai di ringraziarla per l’appoggio che è riuscita a darmi in questi mesi difficili che tuttavia sono volati via serenamente. Volevo dedicare un ringraziamento speciale anche al presidente Gozzi, che mi ha permesso di intraprendere questa nuova strada in una società come l’Entella, regalandomi un’incredibile opportunità di crescita”.
Ma guai a considerare tutto ciò un traguardo. Ha vinto la sesta edizione del ‘Premio di studio Morosini’, istituito dall’Associazione Italiana Calciatori e da MasterSport Institute nel ricordo di Piermario Morosini, centrocampista morto a soli 25 anni durante un Pescara-Livorno, vittima di una crisi cardiaca. Un riconoscimento importante, motivo di grande orgoglio: “Ho subito ripreso a studiare per incrementare la mia cultura. Oggi un bravo direttore, secondo me, deve avere conoscenze che possono spaziare dal campo alla tecnologia e non solo. Bisogna approfondire sempre più per essere un manager preparato a 360°. Di certo non vorrò intraprendere la strada da allenatore e nemmeno da semplice scout”. Non a caso è diventato il numero uno del vivaio di un club che punta molto sui giovani.
Il presidente Antonio Gozzi lo ha voluto salutare con le parole che si usano per chi è stato parte integrante della famiglia. Le strade si dividono, ma i rapporti veri rimangono: “E’ per noi motivo di grande orgoglio che un club importante come il Chievo abbia deciso di ingaggiare Andrea. Proprio un anno fa quando il pallone aveva smesso improvvisamente di rotolare, il più forte è stato lui, capace di reagire da autentico ‘fuoriclasse’. Ha dimostrato nervi saldi, forza, lucidità, coraggio, lungimiranza e una grande capacità nel saper voltare pagina. A volte basta un ‘noi’ per superare anche gli ostacoli più impegnativi. In una delle prime telefonate ad Andrea ho detto soltanto: ‘Cate, al di là dell’esito degli ultimi esami sappi che resterai con noi’. E non potendo partecipare alla conferenza stampa in cui comunicava il suo addio al calcio ho voluto scrivergli una lettera che concludevo così: ‘E’ bello sapere di averti al nostro fianco nel costruire l’Entella di domani’. Per questo l’Entella non lo ha consolato, ma sostenuto. E su di lui abbiamo investito. Il fatto che dopo una sola stagione possa approdare in serie A significa che avevamo visto giusto. Un affettuoso in bocca al lupo per questa nuova avventura, nella certezza che l’Entella resterà per Andrea un punto di riferimento, mentre tutti noi faremo sempre il tifo per lui con grande affetto e stima”.
Catellani ha dimostrato in questo ultimo anno di essere un grande uomo. Parola di chi lo ha accompagnato nelle scuole, negli incontri con i settori giovanili. Ogni volta veniva salutato da tutti con un applauso scrosciante che trasmetteva emozione, anche commozione. Ha sempre saputo parlare con il cuore in mano, con proprietà di linguaggio e sentimento, azzerando le distanze e regalando concetti profondi.
Obiezione: ma questa è una sviolinata. No. E’ un piccolo omaggio a una persona vera che oggi non sa cosa significa annoiarsi. Per Charles Baudelaire, “chi guarda attraverso una finestra aperta vede meno cose di colui che guarda attraverso una finestra chiusa”.
Catellani ha insegnato a farlo a tutti noi.