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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Alghe in procura e fango a palazzo: l’infinito scontro politico chiavarese

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[vc_row][vc_column][vc_column_text](r.p.l.) A Chiavari il tempo sembra essersi fermato. Almeno a proposito di politica e di dialettica (non sempre sana, anzi) tra le principali forze cittadine.
L’amministrazione Di Capua da una parte, l’ex sindaco Roberto Levaggi dall’altra. Dodici mesi fa se le suonavano di santa ragione, in campagna elettorale. Molti chiavaresi ebbero a notare che mai una corsa alla poltrona di sindaco era stata tanto aspra (e invece si ricordano casi ben peggiori: Agostino vs. Viarengo nel 2012, tanto per dirne uno). Si sperava che il verdetto avrebbe contributo a rasserenare il clima. E invece niente affatto.
Dal livello di alcuni comunicati stampa degli ultimi giorni, si può tranquillamente dire che nulla è cambiato. Al posto di maggio 2018 si potrebbe datare maggio 2017, e non farebbe alcuna differenza. Con la triste considerazione, però, che la maggior dose di veleno, in maniera del tutto inaspettata, arriva da chi ha vinto e da chi ormai non ricopre alcun incarico politico.
L’ultimo scontro, di livello assai cruento, tra minacce di querela e botte di ‘incapaci’ (quando non peggio), è arrivato in occasione del recente comunicato che la Guardia di Finanza ha diramato, a proposito dell’inchiesta sullo smaltimento delle alghe e su alcune proroghe concesse, ai tempi dell’amministrazione passata.
Le parole Finanza, Chiavari, danno erariale e la cifra di tre milioni e settecentomila euro (ricavata con un calcolo puramente teorico e non empirico, come si vedrà più avanti) hanno dato la stura perché qualcuno togliesse il tappo alla sua penna e qualcun altro desse fiato alla sua bocca. Pure un giornale è finito nel mirino. Ma andiamo con ordine.

Il comunicato della GdF
E’ la mattina del 17 maggio quando il Comando Provinciale di Genova della Guardia di Finanza diffonde un comunicato stampa dove si spiega che “le Fiamme Gialle hanno segnalato alla Procura della Corte dei Conti di Genova un danno erariale di oltre € 3.700.000, nell’ambito delle procedure di affidamento e gestione dei servizi di raccolta dei rifiuti del Comune di Chiavari”.
I finanzieri informano che “l’attività di polizia giudiziaria era terminata con l’emissione, da parte della Procura di Genova, dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di tre funzionari del Comune di Chiavari e di quattro imprenditori del settore dello smaltimento dei rifiuti”.
Ci sarebbero presunte “irregolarità e diversi affidamenti con proroghe, in assenza di nuovi bandi. Infatti, dovendo assicurare la continuità del servizio pubblico, diverse assegnazioni, alle stesse imprese, avvenivano in violazione dei principi di trasparenza e concorrenza in materia di affidamento di pubblici contratti”.
Inoltre, le Fiamme Gialle fanno riferimento al caso delle alghe: “Dall’analisi della documentazione relativa all’assegnazione dei lavori di raccolta e trasporto delle alghe depositatesi nel 2014 sulla spiaggia adiacente il porto di Chiavari, era emersa l’applicazione, da parte dell’impresa affidataria, di prezzi gonfiati, fatturati al Comune, di oltre il 300% rispetto a quelli reali”.
Quindi la Guardia di Finanza conclude che “i quasi 4 milioni di euro quantificati sono il danno erariale che dovrà essere risarcito dagli amministratori infedeli anche con i propri beni personali”.
Ed è proprio quest’ultima frase a creare il cortocircuito. Ci sono due aspetti che, anche senza essere accademici della Crusca, balzano agli occhi in maniera lampante: primo, perché scrivere “quasi 4 milioni” quando la cifra è precisa, visto che si è quantificato il danno erariale in € 3.700.000 e in uno scritto ufficiale non dovrebbero essere ammesse approssimazioni di questo tipo; secondo, il termine ‘amministratori infedeli’. Ma come? Gli indagati non sono ‘funzionari’ e ‘imprenditori’? Basta andare qualche riga sopra. E’ come se il comunicato fosse stato iniziato da una persona e finito da un’altra.
Ed è una svista clamorosa. Perché gli ‘amministratori’, ovvero l’ex sindaco Levaggi e gli assessori Sandro Garibaldi e Daniela Colombo (che si passarono le competenze della Nettezza Urbana), non solo non sono stati indagati, ma nemmeno mai ascoltati come testimoni. E men che meno, quindi, possono risultare ‘infedeli’. Aggettivazione che, peraltro, dovrebbe competere a un giudice, non ai finanzieri.
Cosa fa fede, comunque, è questa carta ufficiale della Finanza. Che difatti finisce sugli articoli di stampa, senza che nessuno si preoccupi di andare dentro ad eventuali contraddizioni. Conseguenze da giornalismo troppo fast.

L’exploit di Cervini
Si diceva del cortocircuito. Perché ‘amministratori infedeli’ innesca reazioni a non finire. Il primo a commentare, attraverso un comunicato, è l’ex consigliere di Libertà e Partecipazione Emilio Cervini, eletto con Levaggi, entrato in maggioranza e poi passato tra i banchi dell’opposizione all’epoca del siluramento del vicesindaco Piombo.
Cervini, oggi fuori dall’agone – almeno ufficialmente – era stato tra i consiglieri che avevano presentato l’esposto alla GdF, insieme a Giorgio Canepa e Giovanni Giardini, oggi in maggioranza dopo gli accordi con Di Capua al ballottaggio.
Il tono del comunicato ha un quid di trionfalistico: “Se verrà riconosciuta la tesi elaborata dalla Guardia di Finanza, chi rimborserà questi soldi ai chiavaresi? Sarà interessante anche vedere se le responsabilità che emergeranno saranno imputabili ai soli dipendenti comunali già indagati oppure se chiameranno in causa anche i politici di allora interessati alla gestione della N.U.”.
L’augurio di Cervini agli ex alleati è piuttosto chiaro, insomma. Ma l’ex consigliere si addentra anche nella spiegazione dei tre milioni e settecentomila, e dice che si tratta di “una cifra enorme che è bene evidenziare sia dal punto di vista amministrativo, ma anche e soprattutto politico, una somma già pagata completamente in questi anni da noi Cittadini chiavaresi in quanto compresa nella Tari (la tassa sui rifiuti) che dal 2012 ad oggi abbiamo salatamente pagato”.

La replica di Levaggi, Garibaldi e Colombo
L’attacco di Cervini, al quale i media cittadini danno grande risalto, non è senza conseguenze. Il giorno dopo, il 18 maggio, l’ex sindaco Levaggi e gli ex assessori Garibaldi e Colombo rispondono per le rime.
Annunciano di voler querelare Cervini con queste parole: “Confidiamo nel lavoro e nella competenza della magistratura e siamo certi che i giudici non abbiano bisogno delle imbeccate di Cervini per svolgere correttamente il loro lavoro. Ma è proprio di fronte ai magistrati che invitiamo Cervini a esporre le sue tesi”.
Un’altra querela sarà invece riservata a “quell’organo di stampa che, nell’edizione di oggi in prima pagina, associa i nostri volti in fotografia alle parole ‘sette indagati’ e ‘amministratori infedeli’”.
Praticamente una dichiarazione di guerra, perché “pur conoscendo tutti gli attori in questione la sostanziale differenza tra livello tecnico e livello politico, si gioca da più parti a fare confusione, al solo scopo di mettere in cattiva luce, di fronte all’opinione pubblica, amministratori seri e corretti sino a prova contraria. Una triste abitudine che fa tornare Chiavari al medioevo e che non possiamo più tollerare”.

L’analisi dell’ex sindaco
Roberto Levaggi, uomo di numeri e di calcoli (di professione fa l’ingegnere), è solitamente uomo cauto e misurato. Ma questa volta un pizzico si scompone: “Questa storia – afferma – viene usata ad arte contro di noi che, lo voglio ricordare, siamo il primo movimento civico della città nonché principale forza d’opposizione in consiglio comunale. Non dimentichiamo che oltre cinquemila chiavaresi ci hanno votato. Detto questo, posso dire con certezza che certe persone, dentro e fuori da Palazzo Bianco, non vedevano l’ora che arrivasse questo momento per dare guano alla propria vuota propaganda”.
L’ex sindaco precisa: “Io, Garibaldi e Colombo non siamo indagati e neppure siamo stati ascoltati come testimoni. Siamo completamente estranei a questa vicenda, perché le assegnazioni alle ditte, le gare e le proroghe sono decisioni meramente tecniche, che non passano neppure dalla giunta. Lo so che è difficile da spiegare, ma è tutta una questione legata agli uffici. Per la verità, solo una volta ci ho messo becco: quella mattina in cui il ragioniere capo venne nel mio ufficio con la fattura relativa allo smaltimento delle alghe. L’appalto era di quarantamila euro, la fattura di circa trecentomila e mancava il corrispondente impegno di spesa. Solo per questo mi sollevò il caso. Cosa feci? Come sindaco e con la delega alle finanze che avevo, bloccai il pagamento della fattura, tant’è vero che la ditta ha poi fatto causa, come tutti possono verificare. Quindi dove sono i costi maggiorati che hanno già pagato i chiavaresi, come sostiene qualcuno? La fattura non è stata pagata, lo ribadisco. Non è stato fatto sulle alghe nessun danno erariale con le casse del Comune”.
Secondo aspetto: i tre milioni e settecentomila. Come nasce questa cifra? “Ho appreso che la Guardia di Finanza – prosegue Levaggi – ha verificato appalti per un valore complessivo di quindici milioni. Se ci saranno irregolarità, saranno i magistrati a indicare quali e a perseguire i responsabili”.
Difficile però venirne fuori quando si è il principale bersaglio degli attacchi, non di meno sui social: “Ma noi abbiamo la coscienza pulita e ci difendiamo con le armi ‘convenzionali’, non con le bugie – risponde Levaggi – Sono loro che dovrebbero pensare a governare senza guardarsi sempre indietro. Aspetto ancora di vedere un solo provvedimento della giunta Di Capua che non sia ereditato dalla mia amministrazione. Anzi, a ben vedere uno c’è: i parcheggi a Marina Chiavari, per sistemare una persona a loro molto cara”.

Il presunto ‘danno erariale’ sulle proroghe concesse
La questione è tutta contenuta in un carteggio tra uffici comunali e avvocati. Cerchiamo di renderla il più chiara possibile.
Nel momento in cui scade la vecchia gara per la raccolta dei rifiuti, Palazzo Bianco dovrebbe indire la nuova. Ma per un fatto di trasparenza, si pretende che tutte le imprese partecipanti siano in possesso di documentazione che attesti la loro completa estraneità a procedimenti penali. Che siano, in una parola, ‘pulite’.
La dotazione di questi attestati richiede tempo alle singole imprese, sicché gli uffici comunali concedono due proroghe alla vecchia gara. Quando esce la nuova, l’importo complessivo risulterebbe, secondo la GdF, inferiore alla precedente. La Finanza, quindi, calcola il presunto ‘danno erariale’ nella differenza tra le due cifre di vecchia e nuova gara, parametrata alla durata delle proroghe: tre milioni e settecentomila.

Nuovi attacchi dall’amministrazione
In effetti l’amministrazione sovente cita l’ex sindaco, anche nei suoi comunicati ufficiali. Qualche esempio? Il 18 maggio, a proposito della pedonalizzazione di Piazza Matteotti. Il Comune, dopo il cambio di rotta della Promotur (prima per il sì, poi per il no alla chiusura, in occasione dei mercatini dell’antiquariato), prende una direzione precisa: piazza sempre pedonale in occasione degli eventi (anche se non per ‘Chiavari in Fiore’, causa lavori procrastinati, per ora sine die, in via Delpino).
La comunicazione potrebbe essere asettica, e invece no. Perché farsi sfuggire l’occasione di fare un po’ di polemica? “Questo provvedimento esclude la desertificazione creata dai provvedimenti assunti dalla precedente amministrazione Levaggi, che hanno portato al blocco della piazza tutti i giorni”.
Sembra di leggere i comunicati dell’era Agostino, le cui chiose erano regolarmente stilettate ai ‘nemici’.
E su alghe e rifiuti l’amministrazione tace? Per nulla. Sabato 19 maggio sindaco, presidente del Consiglio Comunale Segalerba e assessori vari (tra cui anche Bisso, lui sì amministratore indagato con le accuse di reato ambientale e peculato come presidente del consorzio Rio Marsiglia) convocano una conferenza stampa per dirsi “parte offesa e danneggiata” rispetto al danno erariale.
Di Capua ricorda che “per ciò che riguarda l’indagine penale, emersa a ottobre, è stato incaricato un avvocato penalista, il professor Alberto Caselli Lapeschi (che a Chiavari condivide lo studio con il collega Segalerba, ndr), per acquisire informazioni e depositare la nomina per il Comune di Chiavari quale parte offesa. Non vi è ancora stato il rinvio a giudizio dei tre dipendenti comunali indagati e pertanto le carte sono coperte dal segreto istruttorio, e non è possibile acquisirle”.
Il sindaco, pur non presente ai fatti in epoca (rinunciò alla carica di consigliere di minoranza per impegni lavorativi), sostiene: “Occorre sottolineare che la questione connessa alla raccolta delle alghe, che ha visto lievitare il costo dell’appalto da 40.000 a 400.000 euro, poteva essere risolta in altro modo dall’amministrazione Levaggi, senza coinvolgere la Procura, accogliendo le richieste dei consiglieri di minoranza d’istituire una commissione consiliare d’inchiesta”.
Come a dire: i panni sporchi si lavano in famiglia?
Poi annuncia che istituirà “una nuova figura di controllo per la verifica della corretta e puntuale esecuzione di tutti gli obblighi assunti nei confronti del Comune. La nuova figura, altamente specializzata, ha l’onere di controllare per conto dell’amministrazione gli adempimenti e di redigere report in merito a tutte le fasi e costi dell’appalto; un profilo professionale in grado svolgere la funzione di garante non esisteva e non era mai stata introdotta dalla precedente amministrazione”.
Il finale è l’ennesima diatriba: “Appare evidente che gli amministratori in carica avevano il dovere di vigliare e di far eseguire gli obblighi contrattuali, come la tettoia della Cava di Bacezza, per la quale, proprio il sindaco, era chiamato a chiedere ogni anno una deroga proprio in attesa della sistemazione. Questa è la responsabilità politica che emerge dai gravi fatti di cronaca che colpiscono Chiavari e il portafoglio dei chiavaresi. Ovviamente la responsabilità politica è cosa ben diversa dalla responsabilità penale e contabile che coinvolge i tre dipendenti comunali e non i politici all’epoca in carica. Non per questo le responsabilità nei confronti dei cittadini sono meno gravi sotto il profilo dell’incapacità amministrativa”.

Le puntualizzazioni di Levaggi
Di Capua introduce il concetto di ‘danno d’immagine’. E parla apertamente di “portafoglio dei chiavaresi”. Anche su questo Levaggi replica: “Anzitutto, il portafoglio dei chiavaresi non c’entra nulla. La fattura delle alghe, lo dico per l’ennesima volta, non è stata saldata. Quanto alle proroghe concesse dagli uffici, il presunto danno erariale è tutto da quantificare dalla Corte dei Conti e casomai andrà a ricadere in solido sui singoli funzionari e non sulla collettività. Per il resto, se fossi Di Capua e Segalerba sarei cauto nel parlare di magistratura. Non sfugge a nessuno come si siano fatti presentare da un ex sindaco condannato in via definitiva e abbiano al loro interno un assessore indagato per reati di tipo ambientale. Questa non è forse immagine? Per concludere, sono molto contento della figura del ‘controllore’ degli appalti. Magari servirà a verificare come mai la pulizia e la spianatura delle spiagge non sono ancora terminate, a differenza di tutti gli altri comuni della costa. Come mai la raccolta dei rifiuti lascia a desiderare. Come mai Chiavari è sempre più sporca. Come mai la chiusura di alcune vie cittadine, tra cui via Delpino, si protrae inspiegabilmente da tanti mesi. Eccetera eccetera”.

Un bel duello rusticano, non c’è che dire. Anche se non sempre giocato ad armi pari.

LE INTERVISTE DI MARISA SPINA A ROBERTO LEVAGGI E MARCO DI CAPUA

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