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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Incontri con i protagonisti – Lella Paita: c’è spazio per una sinistra liberale e riformista in Italia?

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Con la pubblica intervista a Raffaella Paita che sarà condotta nei locali di Wylab a Chiavari domani sera (22 ottobre alle ore 18, a ingresso libero), dal nostro editore Antonio Gozzi, ‘Piazza Levante’ lancia una nuova iniziativa dal titolo ‘Incontri con i protagonisti’, che interpreta perfettamente lo spirito glocal e no social della nostra testata.

Vogliamo promuovere la presenza a Chiavari di protagonisti della vita politica, economica, sociale e culturale italiana per dimostrare che anche in una piccola città di provincia è possibile avere momenti di riflessione di alto livello su questioni importanti locali, nazionali e internazionali, e che lo si può fare incontrando le persone dal vivo, consentendo che con queste si scambino informazioni e opinioni come si faceva una volta, sfuggendo dalla dittatura instant dei social e delle loro degenerazioni semplicistiche e spesso violente.

‘Incontri con i Protagonisti’ si affianca all’altro format lanciato nel corso del 2019 da ‘Piazza Levante’, ‘Chiavari chiama America Latina’, che con i due primi appuntamenti dedicati a Venezuela e Argentina ha riscosso notevole successo.

Abbiamo deciso di partire con Raffaella ‘Lella’ Paita e con il tema delle infrastrutture e della politica per due ragioni.

La prima è che la Paita, ai nostri occhi, rappresenta l’esempio di come, anche in Liguria, sia ancora possibile per le giovani generazioni e per le donne avere passione e cultura politica e metterle a disposizione della comunità.

Lella lo ha fatto prima in Regione come assessore della Giunta Burlando e oggi in Parlamento, dove è stata eletta alle elezioni del 2018 come deputata del Pd, passata oggi al movimento Italia Viva di Renzi.

Nei due differenti ruoli, si è sempre occupata del tema caldissimo delle infrastrutture così strategiche per la Liguria (Terzo valico, Gronda, ribaltamento della Fincantieri, tunnel della Fontanabuona, seconda linea ferroviaria del Ponente ligure ecc.) e così osteggiate e ritardate da movimenti e tendenze politiche e culturali ostili allo sviluppo e alla realizzazione di grandi opere e propugnatrici di un ambientalismo confuso e ideologico e della decrescita felice.

Lella è anche l’esempio (e da qui il secondo tema dell’incontro, la politica) di come sia vivo e quanto mai attuale il confronto, spesso scontro, tra una sinistra riformista e liberale e una sinistra conservatrice e ortodossa che di fronte alle impellenze e ai grandi problemi dell’oggi non ha risposte e rischia di attardarsi nell’estremismo del ‘pas d’ennemis a gauche’ scegliendo per sé stessa, nella migliore delle ipotesi, un ruolo di testimonianza minoritaria all’opposizione.

Raffaella Paita ha sofferto sulla sua pelle questa sindrome quando, candidata dal Pd alla Presidenza della Regione Liguria, è stata sconfitta da Toti e dalla coalizione di centro destra solo perché a sinistra si decise che non era ‘abbastanza’ di sinistra e che era meglio perdere piuttosto che votare un giovane donna riformista. Nel migliore stile stalinista vi fu un’odiosa campagna di denigrazione e a tratti di diffamazione. Alla testa dello schieramento ‘contro’ apparì l’ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati, che dopo l’esperienza incolore del Parlamento Europeo arrivò in Liguria per ragioni familiari. Dopo la dura battaglia contro la Paita, che impedì la sua elezione e fece vincere lo schieramento di centrodestra, di lui si sono perse le tracce.

Lella Paita, cresciuta in una famiglia di militanti del Pci, non ha avuto paura di percorrere fino in fondo la sua traiettoria riformista e insieme ad altri uomini e donne tra le quali ci piace ricordare Teresa Bellanova, la sindacalista delle braccianti del Sud, oggi Ministro dell’Agricoltura, ha seguito Matteo Renzi nella sua nuova sfida della creazione di Italia Viva.

Le chiederemo di spiegarci le ragioni di questa scelta e di come essa si intrecci con quella cultura che a sinistra non demonizza la modernità, le infrastrutture strategiche, la possibilità di rendere compatibili lavoro e ambiente (vedi caso Ilva di Taranto) ma che crede, al contrario, che le grandi questioni del nostro tempo, compresa quella del clima, non possano essere risolte con slogan e ideologismi, ma con un faticoso, tenace, pragmatico e gradualista ricorso all’intelligenza, alle conoscenze e alle competenze degli uomini e alle migliori pratiche e tecnologie di cui essi sono capaci.

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