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Casa delle Aste: grandi occasioni per tutte le tasche, sin dal 1973 - Piazza Levante

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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Casa delle Aste: grandi occasioni per tutte le tasche, sin dal 1973

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di DANILO SANGUINETI

Le piccole cose di ottimo gusto della Casa delle Aste fondata nel 1973 dai fratelli Luigi e Piero Pinto smentiscono il sovraesposto verso del crescupolare Gozzano. Un giro per i due saloni che l’azienda occupa al centro del lungomare di Chiavari – corso Valparaiso 28, prima sede aperta al pubblico – e si cade in preda a una fascinazione arcana, si viene assaliti da forme, colori, luccichii e persino odori che deliziano la memoria e prefigurano appagamenti estetici.

Ci trovi il ninnolo che completa la collezione iniziata decine di anni fa, ti meraviglia la perfetta corrispondenza di un paio di soprammobili che, piazzati sopra il vecchio canterano della nonna sarebbe ‘la morte sua’. C’è pane per ogni dente, ragione per ogni portafoglio, soddisfazione per i patiti del modernariato e opportunità per chi crede negli stili antichi, non vetusti, che espongono con fierezza forme immutabili nella loro eleganza.
Il balenio dell’arte viene attutito dallo schietto pragmatismo del ‘capitano’, Piero Pinto, da 50 anni ritto sulla tolda del vapore di famiglia. Con il ritiro del fratello maggiore Luigi (“È stato furbo, ha colto il momento e oggi si gode la pensione, meritatissima peraltro”) un paio di anni fa, ha coinvolto ancora di più il figlio Stefano nella direzione operativa, anche se resta lui il punto di riferimento in una ditta che propone, come recita il suo ben fatto sito internet, “articoli da regalo per ogni occasione, non solo a Chiavari, ma in tutta Italia”.

Un bacino di utenza allargato al territorio nazionale grazie al sorgere delle tv private. Nel 1978 la Casa delle Aste aveva già un suo spazio nel tubo catodico grazie all’accordo con la allora TeleChiavari, oggi Entella Tv. “Pensate che fummo tra i primissimi ad affittare spazi pubblicitari a Canale 5. Il suo ufficio ligure era in un sottotetto ad Albaro. Noi qui a Chiavari in estate tenevamo aperto sino a mezzanotte, poi correvamo a vedere in tv la nostra reclame passare nelle ore notturne. Tempi eroici”.
Il segnale doveva essere ampliato ed ecco che Casa delle Aste passa a rete Telegenova nel 1980. Ventisei anni dopo il passaggio a Telenord e Telenord Sat, ancora oggi un intero pomeriggio dedicato alla televendita avviene ogni lunedì dalle 14 alle 17 su canale 13, Liguria Tv canale 88, ITV canale 165, Cantando e Ballando canale 161, SKY canale 845, TV SAT canale 122 e persino sul vecchio partner Entella Tv (canale 17) dalle ore 14,30 alle ore 16,30.

Ad oggi i clienti sono circa diecimila in tutta Italia. “Ed aprendo il sito abbiamo pensato di spalancare le porte della Casa delle Aste al mondo intero” è l’ottimistica nota che conclude la presentazione online. Molto più disincantata la visione del signor Piero, genovese 100%, della Foce come ci tiene a precisare, che a 15 anni dava già una mano al padre, che a Genova aveva aperto l’istituto vendite giudiziarie. “Almeno due ere geologiche orsono – sorride – perché da allora tutto è cambiato, per me come per il nostro lavoro. Mio fratello stava in ufficio mentre io, come mio papà, ero più per l’azione, ero quello che portava i camion a prelevare la merce”.

I grandi avvenimenti che influiscono sulle piccole storie. “Nel 1970 ci fu la tremenda alluvione del Bisagno a Genova, i pretori decisero la sospensione di ogni azione legale per due anni. Mio fratello venne mandato prima a Novara e poi a Chiavari ad aprire la locale sezione dell’istituto vendite giudiziarie. Lo raggiunsi e prendemmo in affitto questo locale sul mare. All’inizio solo aste con il materiale sequestrato, sa a quei tempi i tribunali prendevano ogni cosa pur di recuperare i crediti e risarcire gli aventi diritto. Anche i mobili, dovemmo raddoppiare lo spazio per ospitare interi set, arredamento per ogni parte di una casa”.

La Casa delle Aste prospera: “Piano piano decidemmo di affiancare a quanto arrivava di seconda mano, oggetti nuovi, articoli da regalo, dalle cornici e argenterie ai cuscini, le lampade, i centrini, utensili da cucina, da bagno, biancheria, coperte, statuine. La scelta era amplissima”.
L’impennata costringe a rivedere gli spazi espositivi. Il signor Piero con un mezzo ghigno da uomo di mondo spiega: “Avevamo roba di qualità eccelsa ma la gente veniva e pensava che le propinassimo solo oggetti provenienti dalle aste giudiziarie. Allora facemmo una scelta drastica: prendemmo un capannone a San Rufino dove tenere le aste giudiziarie e assegnammo questo spazio solo alla vendita degli oggetti nuovi. Così chi entrava era ‘tranquillo’ di trattare cose di prima scelta”.

L’età dell’oro sembrava non dover finire mai (“La gente si fidava, i nostri prezzi e le nostre garanzie erano a prova di concorrenza”) e invece si concluse repentinamente a inizio degli anni Novanta. “La prima mazzata fu quando l’amministrazione Agostino ci ‘oscurò’, tagliandoci fuori dal resto della città per tre anni, dovendo iniziare i lavori per la costruzione della nuova passeggiata. Assieme agli altri esercizi commerciali della zona, decidemmo di fare causa al Comune, una lunga causa finita in una bolla di sapone perché uno ad uno i ricorrenti finirono per sfilarsi fiaccati dalle lunghezze e dalle astruserie del procedimento giudiziario. E ci ritrovammo il mare ‘allontanato’ di cinquanta metri. La gente cammina sulla passeggiata e non sul marciapiede qui davanti. Come se non bastasse, di crisi economica in crisi economica il giro di affari si è ridotto, mentre non sono calati gli affitti e attorno a noi si è fatto il deserto”.

Esce dal salone e invita a dare un’occhiata: i due bar che fiancheggiano i suoi negozi hanno le saracinesche desolatamente abbassate. “Capisco le loro difficoltà perché sono le mie. Vede le due vetrine? Un locale lo possiedo, l’altro più grosso l’ho in affitto. E il 31 dicembre, a fronte di una richiesta del locatore che giudico ‘fuori mercato’, tiro giù la saracinesca anche io. La metà mia dell’area resterà come mera esposizione che verrà ampliata in un locale qualche metro più in là, nel piano terra del palazzo qui di fianco, parte show-room e parte magazzino”.

Allora tiene botta il fortino delle Casa delle Aste benché assediato. “È dura, glielo dico senza mezzi termini. Se fosse per quanto facciamo qui, nella vendita al dettaglio, saremmo fritti. Stiamo in piedi soprattutto con le vendite televisive. Io ogni lunedì torno banditore e mi rivolgo a una clientela che grazie al cielo è ancora affezionata e affidabile. Proponiamo di tutto, oggetti belli accanto a utensili indispensabili, e facciamo nei momenti peggiori 300 vendite a pomeriggio. La nostra forza sono i clienti fissi. Ne abbiamo circa duemila solo in Liguria. Tutti privati. Abbiamo uno straordinario successo con la biancheria, ne vendiamo di ogni tipo a ogni genere di compratore. Siamo un marchio che dà piena garanzia”.

La salvezza passa dal tubo catodico? “Sì, a patto che si riesca a uscire dal caos, per non dire una parola peggiore, delle frequenze. Negli ultimi mesi abbiamo tribolato con lavori di aggiornamento per il nuovo digitale terrestre che partirà dal prossimo gennaio, poi interruzioni varie, adeguamenti e accorpamenti di canali. Ho avuto la tentazione di seguire mio fratello, in fin dei conti ho 71 anni suonati”.
Si accorge di aver lasciato a bocca aperta l’interlocutore. Ne dimostra come minimo dieci di meno. “No, me li sento tutti, però so di dover dare ancora una mano a mio figlio Stefano e cerco di tenere il passo. A dire il vero – e completa il mezzo ghigno di poco prima – mi pare a volte di galoppare più del mio erede e dei due dipendenti che ci danno una mano nel negozio e in magazzino”.
Non molli signor Piero, dia ascolto alla sua genovesitudine, alla ritrosa laboriosità di gente che come ben comprese l’astigiano Paolo Conte “nell’ombra dei loro armadi/tengono lini e vecchie lavande”. Roba di indiscussa qualità, se ancora oggi sono il pezzo forte della Casa delle Aste Chiavari.

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