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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Umberto Eco e il ‘Fascismo Eterno’

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di SABINA CROCE

In occasione dei festeggiamenti per la liberazione dalla dittatura nazifascista (questo rappresenta infatti il 25 Aprile, con buona pace di chi cerca di derubricarlo a un polveroso ‘derby’ tra fascisti e comunisti) ‘Piazza Levante’ propone la lettura di un breve saggio di Umberto Eco, ‘Il fascismo eterno’, edito postumo da La nave di Teseo nel gennaio 2018.

Pronunciato dall’autore nel 1995 davanti a un pubblico di studenti della Columbia University, questo libriccino risulta illuminante per chi si domanda come due aggregazioni politiche in apparenza ideologicamente così distanti come la Lega e il M5S possano aver trovato un accordo che, pur tra scivoloni, crisi di nervi, tensioni e minacce più o meno velate di rottura, tuttavia consente loro di mandare avanti questo carrozzone di governo improbabile e pericoloso per il Paese. 

A un quarto di secolo dalla prima pubblicazione, l’interpretazione di Eco, abbagliante nella sua attualità, ci fornisce gli spunti per una risposta. 

Di tutti i regimi totalitari di destra che hanno afflitto l’Europa del Novecento, il fascismo non fu soltanto il primo in senso cronologico, ma anche quello che in qualche modo ne conteneva gli elementi primordiali comuni. Questi elementi sono preideologici, riconducibili a ‘un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni’.

Grazie a questi elementi, la parola fascismo divenne una denominazione comune per movimenti totalitari diversi, come il nazismo, il franchismo, il salazarismo e altri. E per la stessa ragione, ‘in tutto il mondo, non soltanto la Resistenza ma tutta la seconda guerra mondiale sono state lette come una lotta contro il fascismo’. Il fascismo primordiale, istintivo,  precedente qualsiasi ideologia. 

In quanto a ideologia, infatti, Eco non ritiene si possa dire propriamente che il fascismo ne avesse una: troppo sgangherato, culturalmente inadeguato, fondamentalmente contraddittorio. E tuttavia coerentemente oppressivo e prevaricatore; ‘filosoficamente scardinato’ eppure, dal punto di vista emotivo, fortemente incernierato ad alcuni archetipi’. 

E qui veniamo al punto che rimane tuttora così ineluttabilmente attuale. Al di là delle differenze storiche, ideologiche e filosofiche tra le varie dittature della destra europea del Novecento, Eco individua una lista di caratteristiche tipiche di quello che lui chiama ‘Ur-fascismo, o fascismo eterno’: non è detto che siano tutte compresenti, ‘molte di esse si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme di dispotismo o fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista’.

Sintetizzando un poco, per ovvi motivi, lasciamo parlare Eco. 

  • L’Ur-fascismo pratica il culto della tradizione. Quest’ultimo naturalmente è più antico del fascismo, tende a ricorrere nella storia del pensiero in particolari congiunture e ‘si basa sull’ esistenza di una rivelazione ricevuta all’alba della storia umana e nascosta sotto il velo di antiche lingue dimenticate (geroglifici, rune, vari testi sacri)… La cultura della tradizione deve tollerare le contraddizioni contenute nei messaggi originali, perché tutti  contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse è perché alludono a qualche verità primitiva che non è dato confutare’. Ne consegue che ‘non ci può essere avanzamento del sapere, in quanto la verità è già stata annunciata una volta per tutte, e noi possiamo solo continuare ad interpretare il suo oscuro messaggio’… ‘Julius Evola mescolava il Graal con i Protocolli dei Savi di Sion, l’alchimia con il Sacro Romano Impero’. Probabilmente, aggiungiamo noi, non conosceva i terrapiattisti.
  • Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. Il rifiuto del mondo moderno, camuffato come condanna del modo di vita capitalistico, fondamentalmente rigettava lo spirito illuministico, visto come l’inizio della depravazione moderna. In questo senso, l’Ur-fascismo può essere definito come ‘irrazionalismo’. 
  • ‘L’irrazionalismo prevede anche il culto dell’azione per l’azione, da attuarsi prima di e senza qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione, quindi la cultura è sospetta. Il sospetto verso il mondo intellettuale è sempre stato un simbolo di Ur-fascismo’. Oggi il sospetto, quando non l’aperta intolleranza, si è allargato a qualunque tipo di ‘esperto’ che abbia conseguito una competenza attraverso un percorso di studi qualificato.
  • L’Ur-fascismo non accetta la critica. Nella cultura moderna la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-fascismo, il disaccordo è tradimento.
  • L’Ur-fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista è contro gli intrusi. L’Ur-fascismo è dunque razzista per definizione.
  • L’Ur-fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l’appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione sociale dei gruppi subalterni. ‘Nei nostri tempi in cui i vecchi proletari stanno diventando piccola borghesia…, prevede Eco, il fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio’. 
  • A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. Ecco il nazionalismo (prima gli italiani, che diamine).  E poiché gli unici che possono fornire un’identità alla nazione sono i nemici, alla radice della psicologia Ur-fascista vi è l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale (europeo? franco-tedesco? scegliete voi). I seguaci devono sentirsi assediati. Il modo più facile è quello di fare appello alla xenofobiaE difendere strenuamente i porti italiani.
  • I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici. E tuttavia ‘debbono essere convinti di poterli sconfiggere’. La vita è una ‘guerra  permanente’, e il pacifismo è collusione col nemico.
  • L’Ur-fascismo predica un elitismo popolare: ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, e i membri del partito sono i cittadini migliori.
  • Ciascuno è educato a diventare un eroe: nell’idelogia Ur-fascista l’eroismo è la norma. Dal momento che sia la guerra permanente sia l’eroismo sono giochi difficili da giocare, l’Ur-fascista sposta la sua volontà di potenza su questioni sessuali. È questa l’origine del machismo, del disdegno per le donne e della condanna intollerante verso abitudini sessuali non conformiste. Poiché anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l’eroe Ur-fascista passa a giocare con le armi.
  • L’Ur-fascismo si basa su un populismo qualitativo… In democrazia l’insieme dei cittadini ha un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo: si seguono le decisioni della maggioranza. Per l’Ur-fascismo gli individui in quanto tali non hanno diritti, e il ‘popolo’ è concepito come un’entità monolitica che esprime la volontà comune, di cui il leader è l’interprete… ‘Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o  Internet  in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato  di cittadini può venire presentata e accettata come la voce del popolo’. (Eco scriveva queste parole nel 1995. Non male come capacità profetica, con un quarto di secolo di anticipo). A ragione di ciò, l’Ur-fascismo deve opporsi ai governi parlamentari. ‘Ogni qualvolta un politico getta dubbi sulla legittimità del Parlamento perché non rappresenta più la voce del popolo, possiamo sentire l’odore di Ur-fascismo.’
    L’ultimo in ordine di tempo a gettare dubbi sulla funzione del Parlamento è stato Beppe Grillo, che ha proposto di selezionare i parlamentari per sorteggio in attesa di passare a nuove forme di democrazia (?) rappresentativa. 
  • L’Ur-fascismo parla la neolingua. La neolingua è la lingua della dittatura comunista in ‘1984’ di Orwell, ma esemplifica bene il concetto. ‘Tutti i testi nazisti e fascisti si basavano su un lessico povero e una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico. Ma, dice Eco, ‘dobbiamo essere pronti ad identificare altre forme di neolingua, anche quando prendono la forma di un popolare talk-show’ . Oppure la lingua povera, distorta e feroce dei social, di cui disinvoltamente, con furberia variamente frammista a ignoranza, fanno largo uso i nostri politici di maggior successo.
  • L’Ur-fascismo, conclude Eco, è ancora tra noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe confortevole per noi che qualcuno si affacciasse e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz! Voglio che le camicie nere sfilino in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, dice Eco, la vita non è così facile (a parte il fatto che oggi siamo molto più vicini a questo scenario di quanto non lo fossimo nel 1995) : l’Ur-fascismo può sempre tornare, sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è smascherarlo, e di puntare il dito su ognuna delle sue nuove  forme.

La scheda
Umberto Eco
Il fascismo eterno
Gennaio 2018
Pagine 52 – Euro 5
La Nave di Teseo

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