Uno strumento di comunicazione in grado di raggiungere tutte le case della Diocesi di Chiavari. È il 1990 e Monsignor Daniele Ferrari studia la migliore soluzione per la sua idea: un settimanale cartaceo oppure una radio? Ipotesi scartate nello spazio di un ragionamento, perché il Vescovo punta ancora più in alto: è la televisione il mezzo individuato per questo ambizioso progetto. Già, ma a chi affidarlo? Da qualche mese in Diocesi c’è un novello sacerdote, vice parroco di San Giovanni, a Chiavari, diplomato perito elettronico in telecomunicazioni. Si chiama don Fausto Brioni, è stato ordinato il 14 maggio 1989, ed ha pure esperienza da Dj a Radio Aldebaran.
Ha 28 anni e l’entusiasmo giusto che lo porta in ‘missione’, a Telepace Verona e Radio Maria. “Si può fare”, il responso a Monsignor Ferrari. E allora, il 23 maggio 1990, insieme ad alcuni amici, ecco la prima trasmissione di Teleradiopace dagli studi allestiti nella canonica della chiesa di San Tommaso del Curlo a Leivi: “Immagini dal Monte Penna e di un concerto al Villaggio del Ragazzo”, racconta.
Il primo programma è la lettura del Vangelo a cura di don Giancarlo Crovetto. Il progetto quinquennale stilato da don Fausto subisce un’improvvisa accelerazione a causa della legge Mammì che costringe a garantire la copertura in gran parte della Diocesi a tempo di record, tre mesi appena. “Ogni anno destiniamo alla televisione quello che solitamente stanziamo per riparare un campanile. La televisione raggiunge tutti, il campanile solo alcuni”, il Ferrari-pensiero.
Da allora Teleradiopace è diventata una fedele compagna quotidiana. ‘Diversa da tante televisioni uguali’, come da slogan: emittente radiotelevisiva comunitaria, non commerciale, strumento di comunicazione e di servizio per promuovere la cultura della pace, del dialogo, del rispetto della persona umana nello spirito del Vangelo. Senza pubblicità per non vendere il telespettatore, ma soprattutto perché “se il Signore vuole che continuiamo ci pensa lui, non serviamo degli altri e il nostro obiettivo non è fare soldi”, assicura don Fausto che oltre ad essere direttore è parroco a San Giacomo di Rupinaro. Concetti ‘alti’ ripresi dalla redazione giornalistica che non ambisce ad arrivare prima ma a sfornare notizie vere e verificate, lontana dalle beghe di quartiere e dai titoli sensazionalistici: “Mai abbiamo dovuto fare una smentita”, osserva don Fausto, il dato più bello da snocciolare nell’era delle fake news imperanti. È un plauso ai giornalisti che conducono, montano, intervistano, scrivono. In viale Millo va in scena il manifesto della crossmedialità: sito internet, social network e radio affiancano la televisione. Tra registi, cameraman, giornalisti e segreteria, Teleradiopace dà lavoro a 14 persone. “Solo due giornalisti si sono licenziati. Luca Sardella per diventare sacerdote, Alberto Viazzi per entrare in Rai”.
I trent’anni si avvicinano, intanto il regalo è un canale all news – visibile sul 187 – per restare aggiornati 24 ore su 24. Si aggiunge agli altri cinque già attivi. Una crescita che ha nel 1998 il suo anno spartiacque: “In primavera arriva Papa Giovanni Paolo II. Ve la sentite di occuparvi della diretta?”, chiede monsignor Alberto Maria Careggio a don Fausto. Risposta affermativa e sfida vinta qualche mese più tardi tra i complimenti delle tante tv che quel segnale lo avevano preso e mandato in onda: “Fu la svolta”, ammette don Fausto. Che tra i momenti più significativi della vita di Teleradiopace inserisce anche il passaggio al digitale: ha richiesto grandi sforzi, tecnici ed economici, sempre sostenuti dal vescovo, monsignor Alberto Tanasini, presidente anche della fondazione ‘Stella dell’Evangelizzazione’, proprietaria dell’emittente. Una cavalcata nella quale non va dimenticata la nascita di Radio Sirirì, in Repubblica Centrafricana, gemella della Radio Pace chiavarese: un’idea di Don Fausto per l’evangelizzazione e la diffusione di campagne di vaccinazione e corsi di alfabetizzazione.
Un ponte, uno dei tanti creati in viale Millo, capace di unire e far conoscere realtà parrocchiali, apparentemente distanti. Con un occhio sempre rivolto alla buona notizia. Come quella che don Fausto vorrebbe dare nel telegiornale di domani: “La pace a Gerusalemme”.
DANIELE RONCAGLIOLO