Forme, colori, profumi. C’è tutta l’essenza della natura nei Vivai Devoto, un angolo di paradiso sulla collina di Chiavari. Tradizione ultracentenaria che affonda le radici a partire dal 1870: Giambattista è un giardiniere che ha in corso Genova il suo laboratorio. Un documento della Società Economica ancora ben conservato ne attesta la bravura, sei premi in otto anni, ‘per le Crassole, le Coccinee e i Pelargonin’, ma anche per ‘bellissime piante di Musa paradisiaca, Thuia e Chamerops humilis, tutte diligentemente coltivate’.
Passione per il verde tramandata di padre in figlio, da Giambattista ad Antonio, e poi al figlio di quest’ultimo, Gio Batta. È lui che negli anni ’40 apre un’azienda di produzione florovivaistica sulla collina di Bacezza: qui allarga la produzione alle piante più richieste dal mercato per la realizzazione di terrazzi e giardini nel levante ligure. Lo fa insieme alla moglie, Caterina Podestà, figura baricentrica nella storia di questa realtà: è la sua lungimiranza ad aver consentito la sopravvivenza, grazie alla moltiplicazione per talea, di una varietà ottocentesca di camelia, chiamata ‘Bella di Chiavari’, il cui unico esemplare era rimasto nel parco Rocca.
“Tra i suoi meriti dev’essere ricordato anche l’aver promosso la diffusione di piante fino ad allora sconosciute nel Levante ligure, in particolare la Jacaranda mimosifolia, che oggi grazie al suo impegno fiorisce in numerosi giardini tigullini, e la brunfelsia, solanacea dal colore cangiante tra il bianco e il violetto”, sottolinea il nipote Roberto, figlio di Marco che insieme al fratello Antonio ha raccolto il testimone dai genitori guidando l’azienda di famiglia con sapienza tra le difficoltà dei nostri tempi.
Difficoltà a cui Gio Batta era abituato, reduce dalla Guerra d’Etiopia e poi in servizio a Savona durante la Seconda Guerra Mondiale. ‘Tradito’ da quella patente presa nel 1928, pur senza avere un’auto, che lo rendeva particolarmente appetibile alla chiamata. “Durante il secondo conflitto – racconta Marco – si occupava del giardino della caserma di Savona e per non far partire in battaglia i suoi colleghi diceva che aveva bisogno di aiutanti, molti più di quanti realmente gliene servissero. Ne ha salvati tanti così, a costo di prendersi qualche lavata di capo dai superiori…”.
Cuore nobile, esperienze che fortificano. Perché far crescere le piante mica è un gioco: “Si lavora 365 giorni all’anno, talvolta anche fino a tarda sera”, osserva Marco, energia mossa dall’esempio della mamma che alla soglia del centenario viaggiava ancora spedita nel verde e curava, con filiale attenzione, la sua prediletta pianta grassa, l’echinocactus grusonii, meglio conosciuta come cuscino della suocera.
Slow green è la filosofia che accompagna l’azienda, rispettare i tempi della natura senza esasperare la fioritura. La qualità come tratto distintivo per marcare un confine con la grande distribuzione che anche in questo settore la fa da padrona. I desiderata dei clienti? Le piante di agrumi in cima a tutto: arance, mandarini, clementine e la novità, il caviale di limone, da poco arrivato in Italia e già diventato un cult sulle tavole.
Il lavoro nei Vivai Devoto si divide tra i tre appezzamenti di terreno a Chiavari e Lavagna: occhio vigile, mano sempre pronta all’azione. Se Roberto ha nella camelia la pianta preferita, il padre Marco ha nella palma il caso più spinoso, minacciata dal temibile punteruolo rosso. Un problema destinato ad allargarsi, ma nulla può togliere il sonno in questo angolo di paradiso.
DANIELE RONCAGLIOLO