Prosegue la serie di articoli di Giorgio ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.
di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Nei capitoli precedenti abbiamo visto avvicendarsi nella Chiavari ottocentesca cambiamenti istituzionali nel governo del territorio e grandi opere nella creazione di nuove connessioni infrastrutturali. Ora la città attendeva ancora un segnale importante dalla Chiesa di Roma: l’istituzione della Cattedra Vescovile.
Era stata un’attesa secolare. Iniziata con una prima richiesta al Doge nel 1583, proseguì con tre secoli d’attesa e con successivi piccoli passi di avvicinamento ad un obiettivo che per la città era davvero rilevante; avvicinamento di cui rivediamo qui i principali passaggi.
Possiamo iniziare dai fatti successivi alla miracolosa apparizione del 2 luglio 1610, quando il Cardinale Orazio Spinola istituì in Chiavari un primo Ufficio del Vicario Generale. La nuova istituzione, con giurisdizione su tutte le parrocchie del Distretto Chiavarese, riconosceva alla pastorale del territorio un ruolo autonomo, e paritario, dalla Pieve di Lavagna cui per secoli era stato sottoposto.
Durante il Governo Napoleonico e l’esperienza della Repubblica Ligure, Chiavari fu annessa alla Francia e divenne capoluogo del Dipartimento degli Appennini. Con la stesura del Concordato tra Napoleone e Pio VII, nel 1801, si stabilì che Chiavari divenisse sede Diocesana, ma il progetto non trovò corso immediato. Nell’anno 1812 l’Arcivescovo di Genova, Cardinale Spina, riorganizzava in Chiavari la figura del Vicario Generale e ne affidava l’incarico a Monsignor Giuseppe Cocchi, Arciprete di San Giovanni. Nel 1826 Monsignor Lambruschini nominò Vicario Generale Antonio Maria Gianelli, così confermandone l’importante ruolo di guida per l’intero territorio.
Arrivò il 1847 e le Diocesi di Bobbio e Sarzana Brugnato si ritrovarono vacanti: ancora una volta sembrò profilarsi la buona occasione per coronare il desiderio secolare di Chiavari. Grazie alla generosità del sacerdote chiavarese Francesco Bancalari, che finanziò col proprio patrimonio il fondo per la mensa vescovile necessaria per poter sostenere la nuova richiesta, nel 1882 si inoltrava finalmente proposta alla Santa Sede per l’ottenimento della cattedra vescovile.
Così maturava la tanto attesa svolta autorizzativa. Con la bolla di Papa Leone XIII, 3 dicembre 1892, si istituiva la nuova Diocesi di Chiavari: “Sotto gli auspici della Madonna invocata con i titoli di N.S. dell’Orto e di N.S. di Montallegro”. Il Regio Governo riconobbe la Diocesi con un ulteriore provvedimento varato nel 1894.
Perché l’assetto territoriale diocesano fosse definitivo furono poi necessari altri decreti che si articolarono nel corso di molti decenni successivi, quasi un secolo in effetti: il 26 luglio del 1959 la Diocesi si configurava interamente all’interno della provincia di Genova, territorio confermato con successivo decreto Vescovile del 7 gennaio 1963. Con un ultimo provvedimento, del 16 novembre 1989, le parrocchie “bobbiesi”, Borzonasca, Brizzolara e Caregli venivano assegnate alla Diocesi chiavarese.
Chiavari con la cattedra vescovile si organizzò in cinque vicariati e 139 parrocchie; la città poteva così, dal 1892, onorarsi di un nuovo ruolo istituzionale.
Per meglio comprendere il cammino storico del rapporto tra Chiavari e il culto di Nostra Signora dell’Orto dobbiamo fare un passo a ritroso nel tempo e giungere a Papa Urbano VIII. Fu questi il Papa autore della bolla “Universa per orbem” (1642), un provvedimento volto a riordinare il calendario delle ricorrenze, dichiarando soppresse diverse festività e giorni di precetto. Inoltre, vi si dava facoltà ai Comuni di designare un Santo Patrono, e questa scelta doveva essere approvata dalle autorità diocesane e dalla Sacra Congregazione dei Riti.
La comunità di Chiavari aveva a disposizione due giorni sui quali poteva cadere la scelta del Santo Patrono: il 2 luglio, giorno dell’Apparizione della Madonna a Sebastiano Descalzo; oppure il 4 ottobre, giorno nel quale si ricorda San Francesco d’Assisi.
La decisione fu sottoposta, il 7 marzo del 1643, all’attenzione del Consiglio della Comunità, presieduto da Gio. Batta Argiroffo e convocato nel Palazzo della Cittadella.
All’assemblea parteciparono i Sindaci e i Cappellani di tutte le comunità del Distretto, 56 persone con diritto di voto alla presenza del Capitano di Chiavari Nicolò Clavesana e del Notaro Giacomo Nizza. All’assemblea parteciparono i rappresentanti dei comuni del Distretto: Borzonasca, Carasco, Cogorno, Lavagna, Mezzanego, Ne, San Colombano Certenoli, San Ruffino di Leivi. In tutto erano presenti 56 delegati con diritto di voto, il Priore espose quanto la Bolla Papale disponeva e passò ad illustrate le due proposte.
Il consiglio passò così al voto: la Madonna dell’Orto ottenne 48 voti favorevoli, 8 contrari; San Francesco fu votato da 32 favorevoli e 24 contrari.
La solenne assemblea indicava quindi nel due luglio la festività di Nostra Signora dell’Orto e la proclamava “Civitatis Clavarensis ac universae Ditionis Patrona”. Una scelta che si è prolungata sino ai giorni nostri, ove nel calendario delle festività e ricorrenze ancora oggi il due luglio si festeggia la Patrona di Chiavari, in un cammino secolare che si snoda tra fede e scelte istituzionali.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)