di ANTONIO GOZZI
Con Tito Chella se ne va un uomo della generazione che ha ricostruito il Paese dopo gli orrori del fascismo e della guerra. Uomini che, sia pure da ragazzini, avevano visto di cosa sono capaci la follia e la malvagità umana, ma avevano anche vissuto e partecipato alle grandi speranze della rinascita della democrazia.
Nei suoi racconti l’occupazione del Nord da parte dei nazi-fascisti, la lotta partigiana, gli entusiasmi delle prime libere elezioni erano trasmessi come un racconto di giovinezza asciutto e senza retorica. Ci parlava spesso di quegli anni e dei giovani chiavaresi che con lui li avevano vissuti e lo faceva sempre con un sorriso nonostante la drammaticità di molti di quegli eventi.
Tito è appartenuto a quella categoria degli insegnanti socialisti che, come l’indimenticato padre Gaetano, si dividevano tra la scuola e il Partito convinti che la formazione, l’educazione, la cultura fossero strumenti indispensabili per il progresso e il riscatto dei più umili e dei più deboli. Questa convinzione nella forza delle idee e della loro divulgazione lo ha accompagnato sempre insieme al rigore e alla sobrietà dei suoi comportamenti e del vivere.
Consigliere comunale per il PSI per 17 anni, dal 1975 al 1992 ha vissuto insieme a un gruppo di altri dirigenti socialisti tra i quali Andrea Schenone, Luciano Gregori e Luciano Chiavaccini che purtroppo non sono più tra noi e altri come Giuseppe Corticelli, Tino Puri, Alberto Raffo, Mino Sanguineti, Renato Saturni, Antonietta Dentone, gli anni della nascita del centrosinistra a Chiavari con l’alleanza tra DC e PSI.
Aveva partecipato alla prima Giunta di centrosinistra con l’importante delega all’Urbanistica e all’Edilizia Residenziale Pubblica e in quella veste, Sindaco l’Ammiraglio Luigi Gatti, aveva dato avvio alla realizzazione del Piano dell’Edilizia Economica e Popolare redatto dagli architetti Campodonico e Panero. Quel Piano, e la sua attuazione in pochi anni, fu davvero per la nostra città un evento rivoluzionario.
Vennero realizzati oltre 500 appartamenti, in varie zone della città (Ri, Sampiericanne, La Franca, Caperana). Fu risolto il problema della casa per vasti strati della popolazione e venne permesso a centinaia di famiglie chiavaresi di diventare proprietarie delle loro abitazioni.
Un’altra grande battaglia che lo vide protagonista fu quella per l’istituzione dell’isola pedonale in centro città. Battaglia difficilissima, vinta dai socialisti tra mille resistenze e ostacoli che oggi appaiono incomprensibili. Lo vedo ancora, trionfante, con quel suo passo ampio passeggiare in quel pomeriggio di un sabato del 1984 in un Carruggio Dritto finalmente liberato dalle automobili.
Furono anni intensissimi in cui Tito lavorò senza sosta sacrificando la famiglia all’attività in Comune e al Partito.
Negli ultimi incontri che ho avuto con lui, l’ultimo prima di Natale, e nelle lunghe telefonate che da qualche hanno aveva ricominciato a farmi, oltre a parlarmi dell’Entella che seguiva con affetto e partecipazione, rimpiangeva quei tempi per l’impegno civile e la partecipazione popolare alla soluzione dei problemi della città.
Rimpiangeva il Partito Socialista come luogo di impegno, di dibattito, di tolleranza e di democrazia. Al Partito Socialista, “al nostro Partito Socialista” come amava ripetere, rimase fedele anche quando questo non esisteva più. Richiesto da diverse forze politiche della seconda Repubblica di iscriversi, aveva sempre rifiutato sostenendo che non si sarebbe trovato bene in casa d’altri.
Quei pochi compagni che sono rimasti hanno pensato di farti un dono che certamente avresti gradito. A salutarti alle tue esequie, per il tuo ultimo viaggio, ecco la vecchia bandiera del PSI, quella bandiera con falce, martello, libro e sole dell’avvenire che tuo padre Gaetano, segretario politico negli anni ’60, aveva fatto ricamare per la sezione di via Costaguta.
Quella bandiera è stata custodita gelosamente senza mai essere utilizzata per oltre 25 anni. Rivede oggi la luce per salutarti nel tuo ultimo viaggio.
Ciao Tito!