di GIORGIO “GETTO” VIARENGO *
È davvero emozionante rivedere un’immagine del funambolo che attraversa piazza Matteotti sospeso nel vuoto. Sono passati ben centodieci anni da quando Arturo Strohschneider compì la mirabolante impresa, nei giorni scorsi ripetuta da Andrea Loreni.
I vecchi e sbiaditi toni seppia del 1909 illustrano la famiglia Strohschneider esibirsi sul filo sospeso tra i medesimi palazzi, la piazza colma di gente col naso all’insù, stupita ad ammirare le evoluzioni. Il funambolo non era considerato propriamente un circense, ma copriva uno spazio tra la filosofia e l’evento: era la sua capacità di concentrazione, raggiungibile attraverso complesse meditazioni, a rendere possibile l’esperimento.
Negli articoli della stampa cittadina del secolo scorso si descrive l’evento come un mirabolante tentativo di sfidare la forza di gravità, di compiere così i primi tentativi di conquista del cielo, del volo.
Sfogliando le pagine di quei vecchi quotidiani, troviamo le cronache di questi primi tentativi, esibizioni che conquistano l’aria con mezzi meccanici degni del miglior Giulio Verne: “Il Capitano Merighi, l’intrepido aeronauta di fama mondiale, praticherà un’ascensione con pallone libero e con difficili esercizi al trapezio”. Così recitava il settimanale ‘Vita Chiavarese’ invitando la città a partecipare all’evento unico che si sarebbe tenuto nell’allora piazza Regina Margherita (oggi piazza Nassirya). L’artico ci informa che il Capitano Giacomo Merighi deve rimandare l’esercizio per troppo vento, ma le condizioni non migliorano, tutto è rimandato al giorno successivo.
Il pubblico affolla nuovamente corso Umberto (Millo) e ammira esterrefatto il pallone che lentamente si gonfia, ora inizia a sollevarsi, si libra nell’aria ondeggiando, mentre una grossa fune lo domina da terra. Raggiunto l’azimut iniziano le prove nel vuoto e al trapezio.
Sempre la stampa di quei giorni ci racconta che un altro genovese, il Capitano Zanardi, si esibì con un grande pallone aerostatico sempre in piazza Regina Margherita. Merighi e Zanardi realizzano così le prime esperienze di volo – evento: i loro palloni avevano nomi mitici: ‘Gigante’, ‘Centauro’, e il grandioso ‘Albatros’ che librò al largo del mare del Tigullio nel 1909.
Sempre dalle cronache di ‘Vita Chiavarese’ troviamo traccia dell’ardimentoso Enrico Cazzoli: “Con grande mongolfiera e esercizi unici”. Anche in questo caso il corso è gremito di gente ad ammirare le evoluzioni dell’aeronauta.
Tornando all’evento di Arturo Strohschneider del gennaio 1909, se ne rileva l’eco internazionale: “Ascensionista funambolo, vero campione mondiale”.
La figura di quest’artista trova testimonianza in tutta Europa e nelle Americhe, per lungo tempo sarà capace di portare migliaia di persone ad assistere alle sue strabilianti esibizioni. Il successo della presenza in Chiavari fu tale da richiedere diverse repliche in giorni successivi. Oltre la grande maestria e coraggio, le sue esibizioni erano caratterizzate dalla volontà di sostenere progetti di beneficenza e aiuto alle associazioni di mutua assistenza del luogo.
In molte città si trovano tangibili documentazioni di diversi spettacoli devoluti interamente alla beneficienza e al sostegno dei più bisognosi. L’esibizione di Chiavari avvenne in piazza ‘Venti Settembre’, l’attuale Matteotti; qui furono tesi dei cavi in acciaio che attraversavano la piazza dal lato di Carruggio agli edifici di via Entella e da quell’altezza ci furono numeri mai visti: passaggi in perfetto equilibrio, seduto su una seggiola, in bicicletta e con infinite prove di coraggio. In uno specifico momento dell’esibizione era richiesto, a un ‘vero coraggioso’, di salire al tetto dove era il cavo, Strohschneider caricava il volontario sulle spalle e lo portava al lato opposto. I numeri prevedevano la presenza e l’esibizione della moglie e della figlia, un’arte appresa a Dusseldorf, dove era nato nel 1880, e dove ottenne il titolo di ‘Migliore campione mondiale degli Ascensionisti’, il “sovrano dell’aria in tour in Italia nel 1910”.
Durante l’esibizione di Chiavari giunse notizia del terremoto di Messina, il funambolo annunciò una nuova replica per raccogliere fondi da inviare in Sicilia. Le foto e i video della scorsa settimana restituiscono intatto il fascino del funambolo, della figura di Andrea Loreni, del suo passo leggero sulla fune, nell’interminabile diagonale tra via Entella e Caruggio Dritto. Un’immagine che ci proietta in quel lontano tempo, dove il funambolo restituiva stupore: un effetto immutato ai nostri giorni.
(* studioso di storia locale)